La procura di Roma ha chiuso l’inchiesta su Giulio Regeni. I Pm hanno emesso quattro avvisi di chiusura delle indagini, che precede la richiesta di processo, nei confronti di Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi, Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Quest’ultimo indagato, oltre al sequestro di persona pluriaggravato contestato a tutti, è accusato di lesioni personali aggravate (essendo stato introdotto il reato di tortura solo nel luglio del 2017) e l’omicidio del ricercatore friulano. Chiesta l’archiviazione invece per Mahmoud Najem. «Per quest’ultimo – spiega una nota della Procura di Roma – non sono stati raccolti elementi sufficienti, allo stato, a sostenere l’accusa in giudizio».
Secondo l’accusa i quattro agenti sono gli autori delle sevizie durate giorni che causarono a Regeni «acute sofferenze fisiche» messe in atto anche attraverso oggetti roventi, calci, pugni, lame e bastoni. Ed era incatenato. È la drammatica descrizione del violenze subite dal ricercatore italiano nel corso dei suoi giorni di sequestro in Egitto fornita dai magistrati di Roma nell’atto di chiusura delle indagini.
«Ho visto Giulio ammanettato a terra con segni di tortura sul torace», ha raccontato uno dei cinque testimoni sentiti dai magistrati di Roma. La sua testimonianza è stata citata oggi dal Pm Sergio Colaiocco nel corso dell’audizione davanti alla commissione di inchiesta sulla morte del giovane ricercatore italiano avvenuta nel 2016 al Cairo.