In Sudan, i colloqui tra governo e gruppi armati della Repubblica centrafricana si sono fermati. Ancora distanti le posizioni delle due parti.
I quattordici gruppi armati, che hanno compiuto o stanno ancora compiendo azioni militari anche uno contro l’altro, a Karthoum parlano con una sola voce per difendere i loro interessi. Hanno quindi presentato richieste comuni. I due punti più importanti, e che considerano «prerequisiti» per qualsiasi accordo, sono l’amnistia generale e un governo di unità nazionale che dovrebbe essere diretto da un primo ministro, con poteri ampliati, nominato dagli stessi gruppi armati. Questi sono due punti che descrivono come «fondamentali e vitali».
Da lunedì, i negoziati sono bloccati soprattutto sul primo punto perché il governo centrafricano ha finora escluso la possibilità di concedere un’amnistia per gravi crimini, crimini di guerra, crimini contro l’umanità.
I negoziati tra le due parti sono ripresi ieri mattina sotto la direzione di Smaïl Chergui, commissario per la pace e la sicurezza dell’Unione africana, e di Parfait Onanga-Anyanga, rappresentante speciale delle Nazioni Unite nella Repubblica centrafricana e capo della missione delle Nazioni Unite nel Paese (Minusca).
I mediatori avrebbero dovuto presentare alle parti una nuova proposta per tentare di rimuovere i punti di blocco, ma nulla è ancora filtrato da Khartoum.