Restituzione beni africani: la legge c’è, una vera soluzione ancora no

di Stefania Ragusa

L’Assemblea Nazionale Francese ha adottato il 18 dicembre la legge sulla restituzione dei beni culturali sottratti al Benin e al Senegal. La legge autorizza l’uscita di alcune collezioni o di singoli pezzi dal territorio francese, per passaggio di proprietà. Il tutto in deroga al principio di inalienabilità che si applica alle collezioni pubbliche francesi e che è spesso stato citato come principale ostacolo burocratico alla restituzione.
Entrando nei dettagli, è stata disposta la restituzione, alla Repubblica del Benin, di ventisei opere provenienti dal tesoro reale di Abomey, rubate dalle truppe coloniali nel 1892 nel saccheggio del palazzo del re Behanzin, custodite dal museo Quai Branly-Jacques Chirac, in seguito a una donazione privata. Alla Repubblica del Senegal sarà formalmente restituita la sciabola con fodero che sarebbe appartenuta a El Hadj Omar Tall, il fondatore dell’impero Toucouleur, e che a lungo è stata conservata nel Museo dell’Esercito: la vedete nella foto d’apertura. La spada, richiesta esplicitamente dal presidente senegalese Macky Sall nel 2019, si trova in realtà già a Dakar, tecnicamente in prestito da più di un anno.

La legge fa seguito al discorso pronunciato il 28 novembre 2017 a Ouagadougou dal Presidente della Repubblica francese. In quell’occasione Emmanuel Macron aveva citato la restituzione come un passaggio essenziale nella costruzione di un nuovo rapporto d’amicizia tra Francia e Africa. L’Eliseo ha affidato alla storica dell’arte e accademica francese Bénédicte Savoy e allo scrittore e accademico senegalese Felwine Sarr (il famoso autore di Afrotopia) il compito di redigere un rapporto per approfondire da più punti di vista la questione e definire delle linee concrete di azione. Lo studio, conosciuto come Rapporto Sarr-Savoy, è stato presentato al pubblico a novembre 2018 e ha rappresentato un punto di riferimento fondamentale per la scrittura della legge.

Di fronte alla notizia dell’approvazione parlamentare, Macron ha espresso tutta la sua soddisfazione. «Sono lieto che il progetto di legge sul ripristino dei beni culturali in Benin e Senegal sia stato approvato dal Parlamento. L’impegno che ho preso a Ouagadougou nel 2017 si sta concretizzando. Si può aprire una nuova pagina della cooperazione franco-africana». ha dichiarato
In realtà, se questa partita è in qualche modo chiusa, il nodo restituzione è tutt’altro che sciolto. Il sì unanime dell’Assemblea Nazionale è stato preceduto infatti dal voto negativo espresso dal Senato francese il 15 dicembre. Un voto che avrebbe riguardato non il merito ma la modalità con cui sta procedendo il presidente Macron. Il presidente della Commissione Cultura del Senato, Laurent Lafon, ha giustificato il rifiuto del testo affermando che «non si trattava in alcun modo di un voto contro la restituzione in Benin e Senegal» , ma di una «opposizione al metodo di governo». In particolare il Senato contesta la scelta di muoversi ‘caso per caso’ e la contraddizione tra l’obiettivo della legge e il principio di inalienabilità che abbiamo ricordato anche in apertura del pezzo. Come è noto, in caso di disaccordo tra Senato e Assemblea Nazionale, la Costituzione francese assegna l’ultima parola all’Assemblea. Questo dettaglio ha consentito una momentanea uscita dall’impasse.

(Stefania Ragusa)

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