Rinviato il verdetto del processo all’eroe di Hotel Ruanda

di claudia

Il verdetto era atteso per venerdì e, invece, è stato rinviato. Si tratta della sentenza nel processo per “terrorismo” nei confronti di Paul Rusesabagina, ex albergatore la cui storia ha ispirato il film “Hotel Rwanda”. “La Camera dell’Alta Corte per i crimini internazionali e transfrontalieri informa il pubblico che la sentenza nel caso di Paul Rusesabagina e dei coimputati non sarà emessa venerdì prossimo come previsto”, hanno fatto sapere i giudici, aggiungendo che “un’altra data sarà comunicata alle parti in causa questo venerdì, 20 agosto 2021”.

Paul Rusesabagina è diventato famoso grazie al film “Hotel Rwanda” che racconta come questo ex manager dell’Hotel des Mille Collines di Kigali, un hutu moderato, abbia salvato più di 1.000 persone durante il genocidio del 1994 che ha causato la morte di 800mila persone, principalmente tutsi. All’età di 67 anni, questo oppositore del presidente ruandese Paul Kagame è stato processato a Kigali – le udienze si sono tenute da febbraio a luglio – insieme ad altre venti persone, per il suo presunto sostegno al Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), un gruppo ribelle accusato di aver compiuto attentati mortali in Ruanda. Su di lui pendono nove capi di imputazione, compreso quello di “terrorismo”, e la pubblica accusa ne ha chiesto la condanna all’ergastolo.

Paul Rusesabagina ha partecipato alla fondazione nel 2017 del Rwandan Movement for Democratic Change (MRCD), di cui l’FLN è considerato il braccio armato. Ma nega qualsiasi coinvolgimento negli attacchi compiuti da questo gruppo nel 2018 e nel 2019, che hanno provocato nove morti. Rusesabagina e i suoi avvocati hanno boicottato le udienze da marzo, denunciando un processo “politico” reso possibile dal suo “sequestro” organizzato dalle autorità ruandesi, nonché i maltrattamenti durante la detenzione.
L’eroe di Hotel Rwanda viveva in esilio dal 1996 tra gli Stati Uniti e il Belgio, paesi da cui aveva ottenuto la cittadinanza. È stato arrestato nell’agosto 2020 in Ruanda in circostanze oscure, quando è sceso da un aereo che pensava fosse diretto in Burundi. Il governo ruandese ha ammesso di aver “facilitato il viaggio” a Kigali, ma ha affermato che l’arresto era “legale” e che “i suoi diritti non sono mai stati violati”.
Gli Stati Uniti, che gli hanno conferito la Presidential Medal of Freedom nel 2005, il Parlamento europeo e il Belgio, di cui è cittadino, hanno espresso preoccupazione per le condizioni del suo arresto e per l’equità del processo.

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