Ruanda alle urne, tutto pronto per il plebiscito su Kagame

di claudia

di Andrea Spinelli Barrile

Tutto è pronto in Ruanda per le elezioni presidenziali che si tengono oggi, lunedì 15 luglio, elezioni che dovrebbero essere l’ennesimo plebiscito per il presidente in carica Paul Kagame, che nel 2017 ha ottenuto il 98% dei voti.

Paul Kagame, 66 anni, si contrapporrà agli stessi due avversari di sette anni fa: Franck Habineza, leader dell’unica formazione autorizzata dell’opposizione (il Partito democratico verde), e l’indipendente Philippe Mpayimana. I due, nella scorsa tornata elettorale, ottennero rispettivamente lo 0,48% e lo 0,73% dei voti. Presidente politicamente quasi eterno, al potere di fatto dal 1994, Kagame è stato l’artefice della spettacolare ripresa economica del Paese, oggi presentata da molti leader occidentali e africani come un ottimo modello di sviluppo: la sua solida crescita (7,2% in media tra il 2012 e il 2022) è stata accompagnata dallo sviluppo di infrastrutture (strade, ospedali, opere pubbliche) che hanno dato forza al progresso socioeconomico del piccolo Paese africano. Tuttavia, molti criticano il modello politico del Paese e la sua politica estera con i Paesi vicini, nello specifico con la Repubblica democratica del Congo, dove proprio l’esercito ruandese è accusato dalle Nazioni unite di sostenere e combattere a fianco dei ribelli dell’M23, oltre che per la repressione interna delle voci dissidenti e dell’opposizione anti-Kagame.

Numerosi esponenti dell’opposizione (due su tutti: Victoire Ingabire e Bernard Ntaganda) non hanno avuto l’opportunità di presentarsi alle elezioni a causa di condanne pregresse o problemi nella presentazione dei documenti di candidatura: la Commissione elettorale ha invalidato la candidatura di un’altra voce dissenziente, Diane Rwigara, per “documenti non conformi”. Rwigara era già stata esclusa dalle ultime elezioni presidenziali, accusata di falsificazione di documenti e arrestata prima di essere scagionata nel 2018.

Per queste elezioni, che saranno abbinate per la prima volta a quelle legislative in una sorta di election day, si sono registrati 9,01 milioni di elettori, che dovranno quindi votare anche per rinnovare il Parlamento, dominato dal partito di Paul Kagame, il Fronte patriottico ruandese (Fpr).

Anche quest’anno, durante le tre settimane di campagna elettorale, lo squilibrio tra Kagame e i suoi avversari è stato evidente: gagliardetti sulle auto, bandiere, manifesti e striscioni ai lati delle strade, la macchina elettorale e della propaganda del Fpr ha schierato in tutto il Paese i suoi colori rosso, bianco, blu e i suoi slogan “Tora Kagame Paul” (“Vota Paul Kagame”) e “Pk24” (per “Paul Kagame 2024”). Gli eventi elettorali di Kagame hanno riunito folle enormi di decine di migliaia di persone, inondate di magliette e berretti che glorificano il partito e lo stesso Kagame, mentre i suoi rivali faticano a riunire gruppi di qualche centinaio di persone, la maggior parte dei quali si presenta più come gente curiosa che come sostenitori effettivi.

In questo Paese senza sbocco sul mare nella regione africana dei Grandi laghi, il 65% della popolazione ha meno di 30 anni e ha conosciuto Kagame solo come presidente e non come leader militare tutsi: Kagame è l’uomo forte del Ruanda da quando, nel luglio 1994, rovesciò il governo estremista hutu con le armi, ponendo fine al tragico genocidio ruandese che, secondo le Nazioni unite, provocò 800.000 morti, soprattutto tra la minoranza tutsi. Inizialmente vicepresidente e ministro della Difesa, ma leader di fatto del Paese, Paul Kagame ne è ufficialmente presidente dal 2000, eletto dal Parlamento dopo le dimissioni di Pasteur Bizimungu, poi tre volte a suffragio universale, sempre con un minimo del 93% dei voti (95,05% nel 2003, 93,08% nel 2010, 98,79% nel 2017).

Dopo aver raggiunto il limite di due mandati, Kagame è riuscito a candidarsi per un terzo mandato nel 2017 grazie a una controversa revisione costituzionale approvata due anni prima, che stabilisce un mandato di cinque anni e mantiene un limite massimo di due mandati. Tuttavia, questa modifica ha azzerato il numero di mandati di Kagame, autorizzandolo anche a candidarsi per il primo periodo transitorio di sette anni, che scade appunto quest’anno. In caso di rielezione, Kagame potrà restare al potere legittimamente ancora fino al 2034.

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