La Corte d’appello di Parigi ha confermato ieri l’archiviazione per diversi ufficiali francesi dell’esercito che si sarebbero resi colpevoli di inazione durante i massacri di Bisesero, in Ruanda, avvenuti nel 1994.
Secondo fonti vicine al dossier, la Corte ha respinto le richieste di ulteriori udienze ma le parti civili potrebbero presentare, per questa ragione, un ricorso alla Corte di Cassazione, unica possibilità di riaprire il caso. L’indagine era stata riaperta nel 2021 dopo una prima archiviazione: quell’anno la Commissione d’inchiesta presieduta dallo storico Vincent Duclert aveva rivelato responsabilità francesi sulle violenze in Ruanda nel 1994, responsabilità relative al “profondo fallimento” della presenza francese durante i massacri di Bisesero.
“I dati raccolti da questa commissione di storici dicono che le decisioni furono prese a Parigi”, ha detto a Rfi Olivier Foks, legale della Ong Survie. “Sappiamo che Parigi, cioè il personale privato del Presidente della Repubblica e lo Stato maggiore delle Forze armate, erano informati in tempo reale, a partire dal 27 giugno, di quanto stava accadendo” ma non avrebbero dato ordini di alcun tipo.
Lo stesso vale per le forze dell’Operazione Turchese, che impiegarono oltre tre giorni per mobilitarsi: le accuse contro la Francia sono di aver abbandonato consapevolmente i civili tutsi rifugiatisi sulle colline di Bisesero, nel Ruanda occidentale, per tre giorni, permettendo così che centinaia di loro venissero massacrati dai genocidari Hutu, dal 27 al 30 giugno 1994.