È il 6 settembre 2005. Guy Theunis, cittadino belga di 60 anni, viene arrestato a Kigali, mentre è in transito per il Belgio. L’11settembre, alla conclusione di un tribunale popolare, viene accusato di aver partecipato al genocidio del 1994 e, per questo motivo, è incarcerato nella prigione centrale di Kigali. Un gruppo di parlamentari europei firma un appello di sostegno il 30 settembre 2005.
Ma chi è Guy Theunis? Guy Theunis è nato a Bruxelles nel 1945. Sacerdote e membro dalla Società dei Missionari d’Africa (Padri Bianchi). Ha vissuto 24 anni in Ruanda (1970-1994) dove, oltre all’attività pastorale, lavora come professore e giornalista. Soprattutto, dal 1990, si impegna nell’Associazione ruandese della difesa dei Diritti della persona e delle libertà pubbliche (Adl). Ha un ruolo importante nella pubblicazione del primo rapporto dell’Adl (dicembre 1992), che è all’origine della commissione d’inchiesta internazionale attiva in Ruanda nel 1993 sotto la direzione di Alison Des Forges e di Éric Gillet.
Quali sono le ragioni che hanno spinto le autorità di Kigali ad arrestarlo nel settembre 2005, quando era già stato nel Paese dopo il genocidio del 1994? È quanto tenta di mettere in evidenza Guy Theunis nel libro I miei settantacinque giorni di prigionia a Kigali (Demdel, 2019), basato sul suo diario di prigionia. Un racconto che ci immerge nel cuore della prigione centrale di Kigali e chiarisce il funzionamento del tribunale popolare gacaca.
Al termine delle indagini, le accuse cadono una dopo l’altra. Padre Guy viene rilasciato. Il suo libro contribuisce ad una migliore conoscenza degli eventi e della situazione nel Ruanda dopo 1994.