Il Ruanda ha detto che un jet da combattimento della Repubblica Democratica del Congo ha violato il suo spazio aereo mercoledì, confermando il clima di crescente tensione tra i due paesi legato ai ribelli che avanzano nell’est instabile della Rdc. Lo riferiscono oggi i media ruandesi e quelli internazionali, precisando che “un altro caccia Sukhoi-25 della Repubblica Democratica del Congo – come scrive il principale quotidiano ruandese ricordando un episodio analogo avvenuto a novembre – ha violato lo spazio aereo ruandese lungo il lago Kivu nella provincia occidentale del Ruanda mercoledì intorno alle 12:00, ed è immediatamente tornato nella Repubblica Democratica del Congo”.
La Rdc accusa il Ruanda di sostenere il gruppo ribelle M23, che negli ultimi mesi ha sottratto aree di territorio all’esercito congolese e alle milizie alleate. Kigali ha ripetutamente negato le accuse, ma conferme a un suo ruolo più o meno diretto sono arrivate anche da esperti delle Nazioni Unite, Stati Uniti, Francia e Belgio.
Il Ruanda dal canto suo accusa Kinshasa di aver arruolato tra le fila dell’esercito regolare congolese le Fdlr, un ex gruppo ribelle hutu ruandese con sede nella Rdc ritenuto l’erede delle forze responsabili del genocidio del 1994.
“Un caccia Sukhoi-25 della Repubblica Democratica del Congo ha violato lo spazio aereo ruandese lungo il lago Kivu nella provincia occidentale del Ruanda oggi intorno a mezzogiorno”, ha dichiarato il governo ruandese in una nota. L’aereo è immediatamente tornato nella Rdc, afferma la dichiarazione, aggiungendo: “Le autorità ruandesi hanno protestato ancora una volta presso il governo della Rdc contro le violazioni dello spazio aereo ruandese da parte dei caccia della Rdc”.
“Le autorità della Rdc sembrano essere incoraggiate dalle costanti coccole da parte di alcuni nella comunità internazionale che ripetutamente accusano il Ruanda di tutti i mali nella Rdc, ignorando le trasgressioni originate dalla Rdc” recita ancora la nota, che si conclude con un invito perentorio “queste provocazioni devono finire”.
I combattimenti tra le truppe congolesi e l’M23, che ha fatto progressi avanzando verso Goma, la capitale della provincia del Nord Kivu della Rdc, hanno spinto il blocco della Comunità dell’Africa orientale (Eac) a dispiegare una forza regionale congiunta per reprimere la violenza. I ribelli hanno consegnato la città strategica di Kibumba a una forza militare dell’Africa orientale la scorsa settimana dopo forti pressioni internazionali, dicendo che si trattava di un “gesto di buona volontà”. Ma l’esercito congolese ha liquidato il ritiro come una “farsa” volta a rafforzare altrove le posizioni del gruppo.
Nonostante le smentite del Ruanda, un rapporto di esperti indipendenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che l’agenzia di stampa francese Afp dice di aver visionato la scorsa settimana, ha indicato il presunto sostegno di Kigali all’M23. Il Ruanda ha schierato truppe per combattere a fianco dei ribelli e ha fornito loro armi, munizioni e uniformi, secondo il rapporto.
L’M23, un gruppo prevalentemente congolese, ha ripreso a combattere alla fine del 2021 dopo essere rimasto inattivo per anni, accusando il governo della Rdc di non aver onorato un accordo per integrare i suoi combattenti nell’esercito.
In questo clima sempre più teso le autorità congolesi hanno reso noto di aver individuato e smantellato una rete di spie di quattro persone al servizio del Ruanda che operava nella capitale della Repubblica democratica del Congo, Kinshasa: lo si apprende da un annuncio congiunto, alla tv di Stato, del viceministro dell’Interno e dell’esercito. Tra i quattro, ci sono due cittadini ruandesi, una delle quali è un soldato dell’esercito che agirebbe sotto la copertura di una Ong di sviluppo chiamata African health development organization (Ahdo).
Gli arrestati sono Juvenal Biseruka, Moses Mushabe, Remy Sengiyumva e il colonnello dell’esercito congolese Mugisha Ruyumbu, tutti perseguiti per spionaggio, abuso di fiducia, istigazione ai militari e corruzione.
“Queste spie si erano infiltrate non solo in alcuni ufficiali delle Fardc”, ovvero le Forze armate della Rdc, “ma anche in importanti ambienti politici, in operatori economici e nella società civile” ha dichiarato il portavoce dell’esercito, Sylvain Ekenge. Il gruppo agiva “in complicità con alcuni generali e alti ufficiali delle Fardc”, ha specificato, affermando che altre spie sono tuttora ricercate “nelle provincie di Kwango, Kwilu, Kasai, Nord Kivu e Sud Kivu” dove operava la Ong.
Inoltre, ha dichiarato il viceministro dell’Interno Jean-Claude Molipe, “l’acquisizione da parte di queste spie di un importante patrimonio fondiario nel perimetro dell’aeroporto internazionale di N’djili e della base militare di Kibomango ha fatto intravedere la preparazione di un piano machiavellico simile a quello che fu alla base dell’assassinio di Juvenal Habyarimana (ex presidente ruandese) e del suo omologo burundese”, ha detto riferendosi alla scintilla che provocò la repressione dei tutsi in Rwanda nel 1994, anno del genocidio.
Le autorità congolesi hanno indicato che tutti i servizi di sicurezza restano in “massima allerta per proseguire, senza sosta, l’opera di smantellamento di tutte queste reti di criminali ruandesi che stanno visibilmente lavorando” per rendere insicura la Rdc e “destabilizzare le sue istituzioni democratiche”.