Tutte a casa. Al mondiale di calcio che si sta disputando in Russia, le nazionali africane non sono riuscite a superare il primo turno. Egitto, Marocco, Tunisia erano già fuori dopo due giornate. Nigeria e Senegal hanno retto di più. Ma al terzo turno hanno dovuto capitolare.
Un disastro. Un ennesimo fallimento per un movimento che non riesce proprio ad emergere. Non si tratta di calciatori scarsi. Quelle africane non sono più «le squadre materasso» di un tempo. Hanno tanti giocatori stabilmente presenti nei maggiori campionati europei: Salah, Manè, Koulibaly, Musa, Moses, Ziyach sono già tutti a casa. Il gioco non è male. La Nigeria è riuscita per quasi tutta la partita a far fronte all’Argentina (anche se l’albiceleste non era al massimo della forma). Il Senegal ha espresso un certo dinamismo e, alla fine, è uscito solo per una cervellotica regola sul fair play. A mancare forse è la pianificazione. I movimenti calcistici africani non hanno ancora la capacità di programmare gli eventi e di organizzarsi meglio. Così, di fronte a movimenti calcistici tradizionalmente meglio strutturate, cedono di schianto.
Eppure in passato l’Africa ha fatto vedere cose migliori. È dal 1986 che almeno una formazione riusciva a passare il primo turno. Nell’edizione messicana a portare alto l’onore dell’Africa fu il Marocco, che si arrese agli ottavi per mano della Germania Ovest. Nel 1990 il Camerun fece ancora meglio, raggiungendo i quarti: servirono addirittura i supplementari all’Inghilterra per porre fine al sogno africano. Nel 1994 ci pensò Roberto Baggio a eliminare una sorprendente Nigeria agli ottavi, scenario che si sarebbe ripetuto 4 anni dopo con la Danimarca vittoriosa per 4-1. Nel 2002 il Senegal del compianto Bruno Metsu arrivò fino ai quarti, tagliato fuori dalla Turchia dopo aver battuto la Svezia. Nel 2006 il Ghana, secondo nel girone dell’Italia, perse agli ottavi per mano del Brasile: sarebbe andata meglio 4 anni dopo, con il traguardo dei quarti raggiunto. Poi il 2014, Mondiale nel quale ad approdare agli ottavi furono Algeria e Nigeria. L’ultimo lampo di Africa prima del disastro russo del 2018.