Russia e Sudan: come cambiano gli equilibri in Africa

di AFRICA
Russia e Sudan: come cambiano gli equilibri in Africa

Mosca e Khartoum hanno annunciato un accordo per la costruzione di una centrale nucleare in Sudan. L’intesa è stata resa pubblica ad una settimana dall’incontro, a Sochi in Russia, tra Vladimir Putin e Omar al Bachir. Incontro che avveniva dopo il perfezionamento dell’accordo avvenuto a Khartoum e dopo che, a corredo di quell’intesa, sono stati raggiunti una serie di altri accordi per l’estrazione di minerali in Sudan, in particolare di oro da parte di una impresa privata russa e soprattutto e soprattutto per l’avvio della costruzione di una base russa sul Mar Rosso.

In sostanza Mosca e Khartoum si sono legate a filo doppio per il futuro, prossimo e remoto. Una centrale nucleare non è cosa da poco, prevede rapporti intensi per la tecnologia, per l’indotto, per l’assistenza concreta e per il reperimento di uranio. Con una centrale nucleare Khartoum fa un passo verso l’autosufficienza energetica dopo che ha perso i ricchi giacimenti di greggio del Sud che ha fatto secessione nel 2011.

Anche una base militare russa nel Mar Rosso non è cosa da poco, soprattutto per Mosca che in questo modo conferma la sua strategia in Africa e nel Maghreb dove non fa mistero di sostenere, per esempio, il generale libico Haftar in funzione anti-italiana e in accordo con la Francia.

Il Sudan è diventato un paese ambito negli ultimi tempi. Anche gli Stati Uniti lo hanno sollevato da una serie di sanzioni che rendono il presidente Omar al Bachir sempre più libero dalle accuse di genocidio e crimini contro l’umanità che gli muove il Tribunale dell’Aja per i crimini commessi in Darfur. In teoria Bachir non potrebbe viaggiare pena un possibile arresto. Di fatto si muove, eccome e conclude, come è avvenuto, importanti accordi economici, politici e militari con una potenza rivale dell’Europa come la Russia.

(Raffaele Masto – Buongiorno Africa)

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