Sahel: priorità per l’Ue, voci dal III Sahel Annual Summit

di Enrico Casale
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Il Sahel è una priorità per l’Unione Europea. Lo ha ribadito ieri Emanuela del Re, rappresentante speciale dell’Unione europea per il Sahel, durante il III Sahel Annual Summit organizzato dal Center for strategic and international studies (Csis), con il partenariato dell’Unione Europea negli Stati Uniti.

“Nell’aprile 2021 abbiamo adottato una strategia integrata per la regione, basata su due principi politici essenziali: responsabilità reciproca e appartenenza. La stabilità nella regione è essenziale sia per i popoli del Sahel che per l’Unione europea”, ha sottolineato l’ex viceministra italiana.

“Ci sono ancora serie sfide nel Sahel, non solo sotto l’aspetto della sicurezza”, ha sottolineato. “L’Ue è convinta che si possa raggiungere la stabilità e la sostenibilità intervenendo a livello di sicurezza ma anche investendo sullo sviluppo e soprattutto sulla governance”. Del Re ha invitato a sostenere il ritorno dello Stato come fornitore di servizi di base, sicurezza e giustizia. “Sicurezza, riforme della governance e democratizzazione non sono obiettivi in ​​competizione, sono interconnessi e interdipendenti. Non c’è contraddizione nel perseguire tutti e tre gli obiettivi contemporaneamente. Questo è il motivo per cui l’Ue ha adottato un approccio integrato e olistico”, ha precisato.

L’ambasciatore dell’Unione europea negli Stati Uniti, Stavros Lambrinidis, ha dichiarato che “la situazione della sicurezza, politica, economica e umanitaria nel Sahel è profondamente problematica. Ma l’Africa, l’Ue e gli Stati Uniti insieme possono cercare soluzioni”.

Maman Sidikou, alto rappresentante dell’Unione africana per il Mali e il Sahel, ha fatto notare che il Sahel sta attraversando una grande transizione in cui “la maggior parte delle verità di ieri non sono più valide. Dobbiamo pensare e agire in modo diverso”. Ha notato l’importanza di assumere e collaborare con professionisti locali, criticando il modo in cui “gli stakeholder saheliani non stanno guidando la risposta”. Infine, ha chiesto di smettere di pensare che più grande è il progetto, migliore sarà il risultato. A volte, meno è meglio… per consentire al livello locale di essere davvero in testa al gioco”.

La debolezza dei governi, l’insicurezza e il disastro umanitario sono peggiorati nel Sahel nell’ultimo anno e le prospettive di una pace duratura rimangono deboli, scrivono gli organizzatori di questo Summit. La regione ha subito colpi di Stato costituzionali e militari e altri turbolenti eventi politici e sociali e gli stati stanno lottando con un’adeguata transizione verso il governo civile.

Secondo l’Armed Conflict Location & Event Data Project, le morti per attacchi violenti sono aumentate del 20% dal 2020 al 2021. Anche i cambiamenti climatici e la desertificazione nella regione stanno esacerbando i conflitti e le tensioni etniche. Le Nazioni Unite hanno recentemente stimato che almeno 36 milioni di saheliani dovrebbero essere gravemente insicuri dal punto di vista alimentare entro la stagione magra di quest’anno, che potrebbe iniziare già a marzo.

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