Dopo due anni di Covid e adesso un conflitto aperto in Ucraina parlare di cooperazione allo sviluppo non deve sembrare fuori luogo ma anzi deve avere ancora più senso. Ad affermarlo è stata la vice ministra degli Esteri Marina Sereni. Parlando con InfoAfrica, Sereni ha sottolineato che sebbene in questo momento l’emergenza ucraina sia al centro dell’agenda internazionale europea, “pace e sicurezza passano anche per uno sviluppo più equilibrato e più sostenibile”.
Questo è stato anche il senso dell’incontro ieri a Dakar tra la stessa Sereni e il Rappresentante speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per il Sahel, Mahamat Saleh Annadif. Al centro dei colloqui, la sicurezza nel Sahel, il Mali, la collaborazione con le Nazioni Unite e i progetti italiani di cooperazione allo sviluppo in Africa occidentale. Sereni, in Senegal in occasione del 9° Forum Mondiale dell’Acqua e per una serie di incontri e colloqui con esponenti politici del Paese africano, ha visitato nel pomeriggio lo stand dell’Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo (Aics) dedicato all’acqua.
Al Centro esposizioni di Diamniadio, ha partecipato alla presentazione del progetto Migra (Migrazioni, Impiego, Giovani, Resilienza, Auto-impresa), sviluppato da Aics Dakar con l’obiettivo di informare e inserire in percorsi lavorativi giovani, donne e migranti di ritorno nelle zone frontaliere tra Guinea-Bissau, Senegal e Guinea-Conakry e rafforzare le associazioni locali nella presa in carico dei migranti di ritorno in situazione di vulnerabilità.
“L’Africa è un continente di grandi contraddizioni, grandi problemi ma è anche un continente di grandi opportunità” ha detto la vice ministra. “Andando per gli stand del forum abbiamo incontrato dei giovani imprenditori senegalesi che lavorano per l’Italia, con aziende italiane. Un esempio di cosa si può fare in un Paese come il Senegal che benché si trovi in un un’area travagliata resta un esempio positivo di stabilità anche democratica. E penso che questo nasce dalla capacità di mantenere un tasso di sviluppo e di dare ai giovani delle opportunità”. Un processo virtuoso ma anche necessario. “D’altra parte, cadremmo in contraddizione se dicessimo da una parte di voler governare il fenomeno migratorio senza poi essere in grado di costruire progetti di sviluppo per i Paesi africani”. Marina Sereni ha quindi ricordato il ruolo che anche le imprese possono giocare. “Dobbiamo aiutare le imprese italiane a investire sull’Africa, ma questo significa avere un ruolo in Africa.Rafforzare la cooperazione italiana significa gestire meglio il fenomeno migratorio, costruire pace e sicurezza anche per noi, e aiutare le imprese italiane a fare business”.