I 106 migranti bloccati dalla metà di maggio sulla Moby Zazà, la nave quarantena “inventata” dal governo italiano per impedire gli sbarchi in questa fase di emergenza e ormeggiata a Porto Empedocle, hanno finalmente potuto toccare la terra ferma ed essere smistati in due diversi centri di accoglienza. Tra loro ovviamente non c’è il giovane tunisino precipitato in mare e deceduto il 20 maggio. I migranti sono risultati tutti negativi al Covid-19, come d’altra parte quelli trattenuti precedentemente. La quarantena in nave però non è legale. Ce ne parla il giurista e docente Fulvio Vassallo Paleologo in questa “pillola” realizzata per Adif, Associazione Diritti e Frontiere.
In particolare sembra esserci molto da eccepire sul concetto di porto non sicuro, con cui si giustifica l’istituzione della nave quarantena. Come spiega Vassallo, la legge prevede che il naufrago possa non essere fatto sbarcare nel porto più vicino se ciò mette a repentaglio la sua vita (come avviene, ogni volta che migranti vengono riportati in Libia), non per ragioni altre. La non sicurezza, in altre parole, deve riferirsi all’interesse del naufrago, non a quello di chi lo va a salvare.
«Si sta usando la pandemia per colpire i migranti. Si tratta di violazioni gravi che non riguardano solo i naufraghi. Se le autorità amministrative possono violare impunemente le leggi e le convenzioni internazionali per effetto di provvedimenti amministrativi, allora non ci sono garanzie più per nessuno».