Scandalo inquinamento nei fiumi tra Congo e Angola, si apre vaso di pandora

di Celine Camoin
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Uno scandalo ambientale costato la vita ad almeno 12 persone, che sta travolgendo quella di molti altri, si sta consumando sul passaggio dei fiumi Kasai e Tshipaka, affluenti del fiume Congo, nella Repubblica Democratica del Congo. Acque tinte di rosso, pesci avvelenati, così come altre specie animali che vivono sul fiume, persone ammalate, alcune non sopravvissute. All’origine di questa catastrofe, la rottura di argini di un serbatoio contenente prodotti altamente tossici della miniera di diamanti di Catoca, in Angola.

Domani è prevista una riunione della commissione mista ministeriale Angola-Congo sul problema, ma Luanda arriva già prevenuta a pronta alla controffensiva: “Anche noi subiamo l’inquinamento causato da impianti di idrocarburi a Matadi”, ha detto Jomo Fortunato, il ministro dell’Ambiente, che auspica una trattativa per evitare pesanti risarcimenti.

È un disastro ambientale senza precedenti, con conseguenze ben oltre quelle che possiamo immaginare”, ha ribadito Raphael Tshimanga, direttore del Centro di ricerca sulle risorse idriche del bacino del Congo, secondo il sito CongoVirtuel. La grande preoccupazione è che l’inquinamento tossico si inserisca nella catena alimentare, nelle falde acquifere. In tal caso ci vorrebbero anni, forse decenni, per ripulire.

Nei giorni scorsi, la vice premier e ministra dell’Ambiente e dello sviluppo sostenibile, Eve Bazaiba, si è recata nel Kasai, nel centro del Paese, per uno studio della situazione, mentre suoi colleghi sono andati a Ilebo, Idiofa, Mai-Ndombe. È stata lei a confermare il bilancio delle 12 vittime, che è probabilmente da considerare provvisorio.

Intanto, la commissione episcopale per le risorse naturali (Cern) della diocesi di Luebo, nel Kasai, ha lanciato l’allarme sull’inquinamento di altri tre fiumi della provincia. Il primo è il fiume Tshihumbue che attraversa città angolana di Fukauma. Questa città è sede di diverse compagnie minerarie di diamanti, la più importante delle quali è di proprietà di un soggetto statunitense di nome Cameron. “Questo fiume ha subito un inquinamento senza precedenti nei mesi di marzo e aprile con il cambio di colore e la morte di animali acquatici”, ha denunciato alla redazione di ActualitéCd il direttore diocesano e parroco di San Gabriele de Kamako, padre Trudon Keshilemba.

Il secondo fiume inquinato, secondo il direttore del Cern, è Lumbembe che gli angolani chiamano Luembe.“Questo fiume passa non lontano dalla cittadina angolana di Zagi nel comune di Cambulo. C’è una grande miniera, Chitolotolo, che vi scarica rifiuti. Ad operare è la compagnia Indiama del governo angolano. Per diversi anni questo fiume è stato inquinato senza che i congolesi se ne rendessero conto. A riprova, non ci sono più pesci”. Infine c’è il fiume Luangachimo, Luacimo secondo gli angolani. Anche questo fiume, secondo padre Keshilembe, è inquinato. “Nel fiume sono regolarmente scaricati i rifiuti dell’Ospedale generale provinciale di Dundo, Angola. Sostanze solubili e insolubili sono visibili lungo tutto questo fiume che attraversa le località di Kamako e Kamonia. Sfocia nel fiume Kasai dalla missione cattolica Mayi Munene, 50 km a nord della cittadina di Tshikapa”.

Per padre Keshilembe, che è anche punto focale della rete ecclesiale per la protezione del bacino del Congo (Rebac), struttura che riunisce 12 Paesi dell’Africa centrale, è importante che sull’acqua vengano svolte analisi approfondite da parte della compagnia Regideso a Tshikapa, poiché i suddetti fiumi sono tutti a monte.

(foto di apertura Junior D. Kannah / AFP)

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