Almeno 60 persone sono state uccise e altre 250 ferite durante gli scontri in corso tra le forze armate sudanesi e le Forze di supporto rapido (Rsf) a Nyala, la capitale dello Stato del Sud Darfur nel Sudan occidentale, secondo l’ultimo aggiornamento dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha). Inoltre 10.000 famiglie – circa 50.000 persone – sono fuggite dalle loro case e l’ospedale turco di Nyala, già a corto di personale, starebbe lottando per far fronte all’afflusso di feriti.
L’Ocha a aggiunto che si teme che i continui combattimenti possano esacerbare la già precaria situazione umanitaria e aumentare i bisogni di salute, nutrizione, servizi igienico-sanitari e sicurezza alimentare dei più vulnerabili. Secondo le Nazioni Unite, a Nyala vivono circa 401.000 persone e 95.000 avevano bisogno di assistenza umanitaria già prima dello scoppio del conflitto il 15 aprile.
Il capo degli affari umanitari delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, ha detto nei giorni scorsi di essere “profondamente preoccupato” per la ripresa dei combattimenti in Sudan, avvertendo che gli aiuti sono bloccati a causa della scarsità di cibo nel Paese.
Griffiths ha scritto su X, la piattaforma conosciuta prima come Twitter, che i combattimenti sono diventati particolarmente feroci nel Sud Darfur e nel Sud Kordofan, esortando le parti in guerra “a cessare le ostilità e a consentire la consegna degli aiuti”. “Decine di persone sono state uccise e migliaia sono state sfollate. Le rotte degli aiuti sono bloccate e le scorte alimentari sono esaurite”, ha aggiunto.
Migliaia di persone sono state uccise e più di 4 milioni sono sfollate dall’inizio della guerra tra le Forze di supporto rapido (Rsf) e le Forze armate sudanesi il 15 aprile, soprattutto a Khartoum e nello stato del Darfur.