Dura ormai da due settimane lo sciopero dei circa 60mila insegnanti del Malawi che chiedono il pagamento degli arretrati relativi al 2016 e un aumento del loro bassissimo (quando lo ricevono) stipendio. Nulla di nuovo in Africa: molti paesi non pagano stipendi ai dipendenti pubblici come poliziotti, insegnanti, addetti alle dogane, medici e infermieri. Praticamente molti governi africani dicono ai loro dipendenti di procurarsi gli stipendi grazie alla loro qualifica, praticamente con la corruzione per quanti riguarda i medici, o con l’intimidazione e la minaccia per i poliziotti e i militari.
Ma questo sciopero in Malawi ha registrato qualcosa di originale e inatteso che è la conferma di come l’istruzione e la scuola rappresentino in Africa qualcosa di sacro. Gli alunni delle scuole elementari e medie (questi ultimi devono fare gli esami a luglio) sono scesi in piazza in solidarietà con i propri insegnanti. Tra le iniziative che hanno messo in campo c’era quella di chiedere ai passanti l’elemosina di mille Kwacha, equivalenti a poco più di un euro, da dare a maestre e maestri perché tornino ad insegnare e portino gli studenti almeno agli esami.
La risposta dello Stato è stata la repressione: polizia inviata in forze, lancio di lacrimogeni, manganellate e arresti.
Vero è che il Malawi è uno dei paesi più poveri del mondo nel quale, negli ultimi mesi, la sopravvivenza del 40% della popolazione è stata garantita solo grazie agli aiuti umanitari internazionali, dove solo meno del 10% ha accesso all’energia elettrica, e dove la corruzione è devastante tanto che molti paesi hanno dovuto interrompere le donazioni.
Eppure sulla carta per il Malawi l’istruzione è una priorità. Mentre accade tutto questo il presidente Peter Mutharika ad Oxford ha tenuto una lezione magistrale sull’educazione in Africa. Ovviamente osannato e lodato da tutti i media del paese.
(Raffaele Masto – Buongionro Africa)