Una nuova e già discussa tendenza architettonica sta prendendo piede ad Addis Abeba, capitale dell’Etiopia: intere superfici urbane dipinte di blu. Palazzi moderni ed edifici storici ricoperti di varie tonalità di colore, dal celeste all’oltremare. Architetti e storici dell’arte della città stanno levando forti proteste per questa scelta. Addis prenderà il posto di Chefchaouen e diventerà la nuova città blu?
di Federico Monica
Ad Addis Abeba impazza la febbre del blu. Dai muri dei sottopassi delle nuove tangenziali fino ai palazzi storici sono sempre di più le superfici urbane che vengono ridipinte utilizzando tonalità di colore che vanno dal celeste fino all’oltremare. Tutta la città sembra esserne colpita, dai grandi viali che portano in periferia fino alla centralissima Meskel Square, uno dei luoghi simbolo della città.
Una tendenza che, secondo molti autorevoli architetti e storici dell’arte della capitale, rappresenta un’altra tappa della corsa verso una modernità posticcia, sempre più evidente nella nuova edilizia fatta di improbabili palazzi commerciali con vetri a specchio e stili architettonici discutibili.
Una crescita inarrestabile che oltre ad espandere senza sosta il perimetro della città molto spesso prende il posto di edifici storici, cancellando l’identità urbana per inseguire modelli asiatici o ispirati alle metropoli della penisola arabica. In questo caso le costruzioni non vengono abbattute, tuttavia ricoprire con colori sgargianti le facciate di edifici modernisti concepiti interamente bianchi o spesso per non essere verniciati affatto mantenendo visibili i materiali con cui sono realizzati, significa distruggerne il valore architettonico snaturando l’identità della capitale Etiope.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la decisione di “rinfrescare” la facciata del Kidane Beyene building, un palazzo risalente agli anni ’60 molto noto anche perché teatro dell’assedio e dell’assassinio di alcuni oppositori al regime di Menghistu.
Le strutture originali in cemento di colore beige sono state ricoperte di vernice bianca mentre le cornici delle finestre e il fronte del piano terra, neanche a dirlo, in un celeste acceso del tutto fuori luogo. Post di protesta hanno fatto il giro dei gruppi Facebook raccogliendo commenti indignati e dando il via a una sorta di “caccia al blu”, nel tentativo di indagare le origini di questa strana moda. “Mi guardo intorno e mi chiedo se sono in un asilo o nella terza città del mondo per numero di rappresentanti diplomatici”, scrive l’architetto Haileyesus Briahne postando l’ennesimo viadotto dipinto di blu elettrico.
Dawit Benti, fondatore della Ethiopian Society of Architectural Historians, nel commentare il restyling in azzurro e bianco di un edificio su Meskel square, è ancora più duro: “La situazione non è più accettabile, stiamo distruggendo la nostra memoria urbana, ma sono certo che ci libereremo presto di questa follia del blu”.
Addis prenderà il posto di Chefchaouen e diventerà la nuova città blu?
Forse no: le proteste degli intellettuali hanno sortito qualche effetto, la riverniciatura del Beyene building è stata sospesa e si sta studiando una soluzione per togliere il colore e riportare le superfici all’effetto originale, nella speranza che sia un primo passo verso una maggior consapevolezza dell’importanza del patrimonio storico e architettonico in una città cresciuta troppo in fretta.
(Federico Monica)