Se la città in Francia del foie gras diventa africana…

di claudia

di Céline Camoin

Nel cuore della regione Occitania, la cittadina francese di Samatan è nota per essere la ‘capitale mondiale’ del foie gras, fiore all’occhiello della tradizione rurale sud-odccidentale fatta di fegato ingrossato d’oca, o di anatra. Una volta all’anno però, ogni primo fine settimana di settembre, Samatan si trasforma in un crocevia di cultura e di festa africana attraverso il festival denominato Sam’Africa.

Per la 25a edizione svoltasi lo scorso fine settimana nel centro della piccola località, ben 60 espositori erano presenti con rappresentazioni artigianali, artistiche, culinarie, musicali, racconti e di progetti per lo sviluppo. Il motore di Sam’Africa – un festival interamente gratuito – è l’associazione Adama32, acronimo di Aiuto allo sviluppo dell’arte e della musica africana (32 essendo il codice del dipartimento del Gers), il cui presidente dal 2002, François Avignon, meglio noto come Napo, racconta all’inviata della rivista Africa le origini e le finalità dell’evento.

“Sam’Africa nasce nel 1999 dopo il viaggio in Africa centrale di un samatanese, Frederic Darolle. Torna con la voglia di fare qualcosa per aiutare comunità locali sprovviste dai beni più essenziali. Decide di aiutare a costruire pozzi e per raccogliere fondi, assieme a una rete di contatti, crea il festival attraverso l’associazione che all’epoca si chiamava Adama terre d’Afrique”. Il festival ha fatto tanta strada e continua con nuova linfa, storici volontari e altri responsabili, nonostante la sfida di inserire un festival di questa portata internazionale in una zona dalla mentalità fortemente ancorata al territorio.

Le associazioni che partecipano a Sam’Africa operano per progetti di sviluppo nei Paesi di origine. Dopo un’attenta analisi dei bilanci morali, Sam’Africa assegna parte del ricavato del festival ai progetti selezionati, attraverso la votazione dell’associazione. Laboratorio di sartoria, bacino di ritenzione idrica, serbatoi d’acqua, sono realizzazioni finanziate con i ricavati dello scorso anno. Tutte le otto associazioni con i requisiti hanno ottenuto un sostegno. Quest’anno, 15 associazioni hanno presentato ad Adama32 i propri bilanci morali.

Il centro di Samatan ha vibrato tre giorni ai ritmo dei tamburi senegalesi e di concerti coinvolgenti. Sabato sera, il pubblico ha apprezzato il reggae ziaouley di Ory Jah de Zion, originario della Costa d’Avorio, e della sua band, seguiti dall’ex corista di Manu Dibango, Valerie Ekoume.

La Mediateca è stata allestita con i dipinti e le sculture dell’artista beninese Codjo, presente con un contagioso sorriso per accogliere tutti i visitatori. Un gruppo di artigiani del Burkina Faso è venuto specialmente per il festival, ma non senza difficoltà legate all’ottenimento dei visti, a seguito dei cambiamenti geopolitici avvenuto nell’ultimo anno, ci hanno confidato gli organizzatori. Dal nord del Niger, uno degli artigiani tuareg che espone i gioielli del deserto, ci invita per un tè nella tradizione e scambia due parole sulla difficilissima condizione del suo Paese: “Il Niger è finito. Noi artigiani non vedremo più i turisti di una volta”, lamenta, riferendosi sia all’insicurezza, che al colpo di Stato, che alle drammatiche inondazioni di queste settimane. Lionel, insegnante di matematica, responsabile dell’associazione Ecole pour tous de Zingaré (Scuola per tutti si Zingaré), opera per la scolarizzazione in Burkina Faso. A Sam’Africa, insegna ai visitatori il gioco e le tattiche dell’Awale, una specie di gioco di dama in cui due avversari si affrontano spostando semi nei buchi di un tavoliere di legno.

Paty Mokoko, originaria di Boko nel sud del Congo Brazzaville, partecipa per la prima volta a Sam’Africa. Giovane imprenditrice, residente a Tolosa, ha deciso di riconvertirsi per lanciare un laboratorio gastronomico di preparazioni congolesi a base di materia prima proveniente da piccoli agricoltori locali del Pool. “Lavorare la terra è molto difficile, l’agricoltura nelle nostre regioni non è affatto meccanizzata e si limita a una dimensione di sussistenza. I villaggi si svuotano e le popolazioni si spostano verso i centri urbani sperando di trovare lavoro, cosa che non è affatto garantita. È facile cadere nella delinquenza, la prostituzione, o la migrazione.

Il mio progetto – ci spiega – sebbene ancora molto ristretto, mira non solo a are uno sbocco commerciale diretto ai contadini, ma anche ad aiutarli a federarsi in cooperative per una migliore organizzazione e gestione della produzione”. Bokutani – è il nome della sua piccola azienda, significa “gli incontri” in lingua lingala. Paty realizza tra l’altro preparazioni a base di safou, la ‘frutta’ nazionale simile a grosse prugne che si cucina come una verdura, e una crema vegetale a base di semi di zucca “calebasse”, o ancora una crema di saka saka, a base di foglie di manioca, altre verdure e polvere di arachidi. 

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