Si chiama Eric Aniva. È malawiano ed è malato di Aids. Ieri, 26 luglio, è stato arrestato dalla polizia. La sua colpa? Essere un «operaio» del sesso. Cioè un uomo pagato per avere, secondo un’antica tradizione, rapporti sessuali con minori. L’arresto da parte della polizia è uno dei primi tentativi di fermare non solo un’ampia diffusione del virus, ma anche una pratica che lede la dignità dei minori, soprattutto delle piccole.
Secondo un’inchiesta condotta dall’emittente britannica Bbc, nel Sud del Malawi è tradizione che le ragazze, dopo il primo ciclo mestruale, abbiano il un rapporto sessuale con un uomo che è incaricato e pagato dalla comunità a questo scopo. Spesso le ragazze sono bambine di 10, 11 anni che subiscono uno choc permanente e, molto frequentemente, danni fisici. Questi uomini sono incaricati dalla comunità di avere rapporti sessuali anche con le vedove o con donne sposate che non riescono a rimanere incinte.
Il fatto che Aniva fosse malato di Aids ha gettato nel panico intere aree del Paese che ora temono il contagio di un numero considerevole di donne. Il Presidente Peter Mutharika ha chiesto alla polizia di cercare di ricostruire i casi in cui è avvenuto il rapporto sessuale e, attraverso esami medici, attestare un eventuale contagio. Ha chiesto inoltre che Aniva venga condannato non solo per le violenze, ma anche per la possibile trasmissione dell’Hiv.
«È giusto – ha dichiarato Mgeme Kalilani, il portavoce presidenziale – che ai nostri figli vengano tramandate le tradizioni e i valori culturali del Paese. Non possiamo però accettare che continuino pratiche ancestrali dannose per la nostra gente. Tutte le persone coinvolte in questo malcostume dovrebbero essere ritenute responsabili di violenza ai danni di bambine e donne».
Proprio in questo contesto, l’anno scorso il Malawi ha vietato i matrimoni precoci innalzando l’età legale per il matrimonio dai 15 ai 18 anni. Un provvedimento che, si augurano gli attivisti dei diritti umani, possa mettere fine a iniziazioni sessuali precoci.