L’Unione europea è “il più grande partner commerciale, il più grande investitore straniero e il più grande partner per lo sviluppo dell’Africa”: a ricordarlo, Franck Riester, ministro francese incaricato del Commercio estero, che nei giorni scorsi ha inaugurato il semestre transalpino di presidenza del Consiglio dell’Unione europea con una conferenza dedicata proprio al partenariato commerciale Ue-Africa.
di Celine Camoin
Ai primi di dicembre, nel presentare il programma di presidenza francese all’Ue, il presidente Emmanuel Macron aveva parlato della necessità di un “new deal”, un nuovo corso di accordi e relazioni tra l’Unione e le nazioni africane. Promettendo un rapporto “strutturante” tra Africa ed Europa, Macron aveva specificato che intende costruire “un futuro per i giovani africani” e annunciato per febbraio un vertice in Europa volto ad analizzare e migliorare i rapporti tra i due continenti. Questo, nella scia del Nuovo vertice Africa-Francia dello scorso 8 ottobre a Montpellier, dove Macron si è confrontato per la prima volta, non con i suoi omologhi africani, ma con diversi rappresentanti della società civile e della gioventù africana, suscitando in Africa reazioni contrastate.
In attesa dell’incontro fissato a Bruxelles per il prossimo 17 e 18 febbraio, tra i 27 e i leader africani, la conferenza del 10 gennaio a Parigi ha tracciato linee guida. “La scelta di cominciare il nostro semestre di presidenza non è banale”, ha esordito Riester,”la rifondazione del partenariato tra Africa ed Europa sta al centro delle nostre priorità; l’approfondimento delle relazioni commerciali fra i nostri continenti ne è una componente importante”. Il ministro ha spiegato l’intento di favorire l’emergenza di catene di valore in Africa e allo stesso tempo rispettare gli imperativi della transizione ecologica. Secondo Riester, esiste un’ambizione comune di sviluppare un potenziale di prosperità, facilitando ulteriormente gli investimenti e gli scambi.
Sottolineando il carattere tempestivo, a un anno dall’entrata in vigore della Zona di libero scambio continentale africana (Afcfta), ma anche a due anni dall’inizio della pandemia, la ministra keniana per l’industrializzazione, il commercio e lo sviluppo del Kenya, Betty Chemutai Maina, ha ricordato che l’Africa rappresenta solo il 4 per cento del commercio mondiale. “L’Africa ha la sensazione che il resto del mondo abbia negato al continente la possibilità di salire nella gerarchia del commercio mondiale”, ha denunciato, accogliendo con favore l’intenzione di rivedere i partenariati tra l’Africa e il resto del mondo. “Negli ultimi tre decenni, i nostri principali partner commerciali hanno approfittato delle nostre materie prime, ne hanno preso possesso e li hanno rivenduti ai Paesi africani come prodotti finiti. Il nostro obiettivo è invertire la tendenza, procedendo a tappe, contenute ma determinate”, ha detto chiaramente la ministra keniana alla platea, per la maggior parte collegata da remoto.
Ryad Mezzour, ministro dell’Industria e del Commercio, ha dal canto suo sottolineato che è tempo di rivisitare, definendo un nuovo equilibrio, gli accordi di associazione conclusi tra l’Ue e i Paesi del Mediterraneo meridionale, che hanno più di 25 anni. Secondo Mezzour, è innegabile che questi accordi abbiano favorito la crescita delle relazioni commerciali e degli investimenti tra Africa ed Europa, così come è innegabile che l’Ue è un partner importante per lo sviluppo del continente. “Tuttavia, oggi assistiamo a un’accelerazione della tettonica industriale e commerciale globale, accompagnata dall’inasprimento delle catene del valore, da nuove questioni di sovranità e dall’attuazione di misure volte a raggiungere la neutralità carbonio”. Ma, “per riuscire a decarbonizzare, rafforzare il tessuto industriale, migliorare la competitività delle imprese africane e creare posti di lavoro su entrambe le sponde del Mediterraneo, dobbiamo costruire una nuova partnership win-win”, ha proseguito l’esponente marocchino.
Secondo Mezzour, cooperazione Nord-Sud-Sud, deve anche essere parte di un approccio congiunto e complementare con in particolare il mantenimento e lo sviluppo delle industrie europee stabilite in Africa, un trasferimento delle catene del valore asiatiche nell’Africa euromediterranea sfruttando la vicinanza geografica, la riduzione dei costi logistici, un aumento della competitività, nonché la riduzione dell’impronta ambientale. Suggerisce inoltre di garantire la costituzione di settori industriali innovativi congiunti che promuovano in particolare l’industria 4.0, la mobilità sostenibile e la transizione energetica e garantire un migliore accesso al mercato europeo.
Suddivisa in diverse tavole rotonde, la conferenza ha affrontato le sfide economiche e commerciali del partenariato Ue-Africa, il potenziale e le prospettive per approfondire le relazioni commerciali e di investimento tra l’Unione europea e il Nord Africa, da un lato, e dall’altro i Paesi della zona subsahariana.
Parola finale al ministro degli Esteri francese, Jean-Yves Le Drian: “condividiamo legami umani, immense sfide, dall’emergenza ambientale, al fenomeno migratorio, al terrorismo” che spingono l’Europa e l’Africa a dover lavorare per rafforzare l’interdipendenza” preservando allo stesso tempo le rispettive sovranità.
Gli obiettivi francesi sulla carta sembrano voler correggere dannose ipocrisie e megacontratti che nella realtà, finora, hanno favorito soprattutto il business dell’Europa a discapito di quello africano. Sarà interessante vedere come le società civili africane, e in particolare le ex colonie francesi, reagiranno a questi proclami, in un periodo molto teso e delicato sul fronte diplomatico e securitario, in particolare nella regione del Sahel.