a cura di No One Out
L’anacardio è praticamente l’unico frutto che è possibile coltivare nella provincia di Inhambane, nel sud del Mozambico. No One Out, storico ente del terzo settore di origine bresciana, ha in corso un progetto di sostegno all’intero ciclo di questa coltura
Il Mozambico occupa il 185° posto su 191 nell’Indice di Sviluppo Umano 2022 delle Nazioni Unite. Oltre la metà della popolazione vive sotto la soglia di povertà, concentrata soprattutto nelle zone rurali, con un tasso di alfabetizzazione di poco superiore al 50%.
È in questo quadro che si inseriscono i progetti di cooperazione internazionale che No One Out implementa nel Paese a partire dal 2008, nello specifico nella provincia di Inhambane, un’area vulnerabile agli effetti dei cambiamenti climatici e in cui il 90% degli abitanti pratica un’agricoltura di sussistenza.
Ma non è necessario partire da così lontano. È anche dalle parole di Luca Serantoni, coordinatore del progetto Semeando Valor – Accesso alla catena del valore della filiera dell’anacardio per l’inclusione socio-economica degli agricoltori familiari,cofinanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics), che si intuisce quanto sia forte e significativo l’impatto che un contesto apparentemente così fragile ma con radici e principi profondi può avere sulle persone coinvolte e sugli interventi, più di quanto si pensi.
«Se dovessi riassumere il mio arrivo in Mozambico nel gennaio del 2023 e i mesi successivi in poche parole, queste sarebbero a realidade do campo: la realtà del campo. Un concetto tanto semplice quanto ampio, utilizzato frequentemente dai tecnici agronomi di No One Out e del settore microcredito della Cooperativa Kuvanga, partner del progetto, per trasmettere il senso del loro operare attraverso l’osservazione attenta e misurata dei risultati raggiunti con il lavoro fatto insieme alle comunità locali disseminate nelle arterie più profonde della Provincia di Inhambane.
Si tratta di una realtà fatta di ettari sconfinati di campi di anacardio demarcati e piantumati, di corsi di formazione sulle tecniche di potatura, sull’orticultura e sui temi del cooperativismo, con partecipanti attenti seduti sotto le fronde dei grandi alberi di anacardio a proteggerli dai raggi del sole africano; una realtà di incessanti preparativi per assicurare la buona riuscita della campagna di trattamento delle piante, anche grazie ai piccoli prestiti erogati ai produttori, e con la manutenzione delle macchine necessarie per contrastare la fitopatia dell’oidio, mortale per gli alberi e deleteria per la produttività delle piantagioni. Tutto questo lavoro culmina poi nell’organizzazione dei nuclei di acquisto e di vendita delle noci di anacardio raccolte dai produttori locali, per poi ricominciare un’altra volta con un nuovo ciclo accompagnato inevitabilmente da nuove sfide».
«La realtà del campo», continua Serantoni, «si racconta anche attraverso i piccoli gesti quotidiani dei tecnici di progetto, come il distendere a perdita d’occhio metri e metri di nastro per misurare l’area dei campi, rami secchi utilizzati come segnaposto per ricordarsi dove mettere a dimora le piantine prodotte nei vivai comunitari, bilance trasportate a mano, sacchi di juta e continui spostamenti attraverso le strade sabbiose e sconnesse che tagliano irregolarmente l’entroterra della provincia. Tutto ciò per offrire l’opportunità ai piccoli produttori familiari di accedere al mercato e garantirsi una piccola rendita. Da quando sono arrivato per ricoprire il ruolo di coordinatore del progetto, fin dal primo giorno di lavoro sono stato accompagnato nelle zone di implementazione delle attività per vedere con occhi e toccare con mano la realtà dei produttori e degli agricoltori nei distretti rurali di Morrumbene, Homoine, Inharrime, Funhalouro e Panda».
E il coordinatore del progetto ci tiene a sottolineare il protagonismo della gente: «La realtà dei produttori agricoli si racconta attraverso le loro gocce di sudore, le mani sporche di terra e i sorrisi soddisfatti di chi ce la sta mettendo tutta per seminare e coltivare un futuro migliore per sé e la propria famiglia. Dietro a questi sforzi si cela la sfida e la caparbietà di vivere e lavorare in una zona dove l’agricoltura è un lavoro complesso e ostinato e dove la presenza di terreni aridi non permette lo sviluppo della frutticoltura, tranne quella dell’anacardio».
È in questo modo che a realidade do campo si presenta in un certo senso come la chiave di lettura per comprendere la fitta rete di relazioni che caratterizzano le azioni di No One Out in Mozambico, nelle quali l’approccio assunto per la gestione di un programma complesso è camminare guardando avanti ma con un piede sempre nel campo.
(contenuto redazionale di Coopera in Africa)
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