L’Africa in Italia
tra incontri, scontri e rimozioni
a cura di Igiaba Scego
solo in streaming, 13 e 14 Novembre 2021
Pasta, pizza, spumante hanno in comune di essere tutti prodotti made in Italy. Ma molti italiani e italiane non conoscono l’esistenza di un santo, vissuto nel XIV secolo, che è ancora più made in Italy della pizza. Il santo in questione, Benedetto il Moro, fu beatificato dopo tre tentativi il 4 maggio 1807 ed ha una storia peculiare che oggi sta riemergendo dall’oblio in cui era finita.
La storia del culto di Benedetto parte dal Mediterraneo e, attraversando l’Atlantico, arriva nelle terre del continente americano. Benedetto era di San Fratello, un paese in provincia di Messina, dove ancora nella sua epoca si parlava un dialetto lombardo. Era figlio di schiavi etiopi e portava su di sé una plurime appartenenza: nera, siciliana, longobarda. I processi di beatificazione iniziarono presto, perché era volontà delle élite spagnole, al potere in Sicilia, di avere un santo nero per rendere la popolazione nera schiavizzata più mansueta. Volevano dare agli schiavi in Sud America, continente in gran parte sotto il loro dominio, un esempio di sottomissione al potere bianco. I piani però non andarono secondo la volontà delle élite: Benedetto fu subito adottato dalla popolazione nera, ma non perché fosse stato uno schiavo accomodante, bensì perché vedevano nella sua mansuetudine un’arma passiva che il santo usava per difendersi dalla schiavitù.
Essere calmi, mansueti, accomodanti non significava essere, come dirà poi Malcolm X in una sua famosa frase, un house nigger, un “negro addomesticato”, bensì trovare in quella mansuetudine una maschera per sopravvivere. La “seconda vita” di Benedetto di fatto passa da un continente all’altro, dal Brasile alla Sicilia fino al Mozambico. Oggi, con la crisi nel Mediterraneo e l’arrivo dei rifugiati, Benedetto è ritornato nella sua Sicilia per diventare il santo dei profughi, il simbolo cristiano che mancava in una storia, quella delle frontiere chiuse, fatta di sofferenza e paure. Benedetto è uno degli africani italiani le cui vite verranno esaminate nel corso. Attraverso i personaggi si toccheranno varie epoche storiche fino ad arrivare ai giorni nostri. Oltre a quella di Benedetto, verranno esaminate altre presenze nere in Italia fino ai giorni nostri. Giulia, Alessandro, Fatima, Khadija, Manuel, Esther, Mario ci prenderanno per mano e ci faranno capire cosa significasse ai loro tempi essere neri in un Paese come l’Italia, una penisola al centro di un mare in tumulto, ponte ideale tra Europa e Africa.
Attraverso questi personaggi potremmo dare risposte nuove a quesiti eterni come razzismo, identità, resilienza, cittadinanza, pluralità, potere. Una storia che arriva fino ai giorni nostri e che ci farà scoprire un’Italia che non sospettavamo esistesse.
Programma indicativo
SABATO 13 novembre 2021
Ore 10.00-12.30 Presenze africane nell’Italia antica: San Benedetto il Moro, Alessandro e Giulia de’ Medici.
Ore 14.00-15.30: Introduzione storica al colonialismo italiano.
Ore 16.00-17.00 Faccette nere: canzoni, propaganda, esposizioni.
Ore 17.30-18.00 Discussione.
DOMENICA 14 novembre 2021
Ore 10.00-12.30 Presenze nere nel Dopoguerra: sport, musica, cinema.
Ore 14.00-15.30 Caso di studio: I ragazzi di Piazza Mancini.
Ore 16.00-17.00 Letteratura (Cristina Ali Farah, Gabriella Ghermandi, Le Future).
Ore 17.00-18.00 Afroitaliani o africani italiani? Un dilemma terminologico.
La docente
Igiaba Scego, scrittrice e ricercatrice nata Roma nel 1974, figlia di genitori somali in fuga dal Regime dittatoriale di Siad Barre, si è occupata da sempre di colonialismo e postcolonialismo. Le sue opere sono caratterizzate da una profonda ricerca storica e dall’acuta osservazione del presente. Collabora per la rivista Internazionale e il quotidiano Domani. Ha anche scritto per The Guardian, Le monde, Il Manifesto, Repubblica, Folha de Sao Paulo, L’Espresso. Tra i suoi libri ricordiamo i romanzi Adua (Giunti) e Oltre Babilonia (Donzelli), il memoir la mia casa è dove sono (Rizzoli) vincitore del premio Mondello, il libro per l’infanzia Prestami le ali. Storia di Clara la Rinoceronte (Rrose Sélavy) e il saggio Roma Negata (Ediesse) sulle tracce urbane della capitale legate alla storia coloniale. Ha curato in collaborazione con UNHCR il volume Anche Superman era un rifugiato. Le sue opere sono tradotte in svariate lingue. Il suo nuovo romanzo, La linea del colore, è stato pubblicato nel 2020 da Bompiani.
Informazioni pratiche
Quando: Sabato 13 e domenica 14 novembre 2021
Orari: Sabato 10.00-12.30 / 14.00-18.00 — Domenica: 10.00-12.30 / 14.00-18.00
Dove: in streaming online, senza necessità di spostarsi, secondo le modalità che verranno comunicate dall’organizzatore. La partecipazione in remoto consentirà di intervenire e porre domande. Gli iscritti riceveranno la registrazione integrale dell’evento che, pertanto, potrà essere fruito anche in differita.
Segreteria organizzativa
Rivista Africa – 02 80898696 – info@africarivista.it