Danuta Nganko, una chef belga-congolese che ha scelto di vivere in Senegal, a Dakar, ha avviato una cioccolateria artigianale battezzata Venko. Si tratta del primo negozio di questo tipo aperto nella capitale senegalese. Nganko aveva intenzione in realtà di aprire un ristorante. L’emergenza covid-19 l’ha spinta a modificare il progetto. Nganko ha pensato di unire il cioccolato belga con ingredienti di provenienza locale come il fiore di ibisco (bissap), la moringa, il frutto del baobab (buy) e si è fatta rapidamente conoscere e apprezzare.
“La mia idea è stata prendere un cioccolato molto classico e lavorarlo con i sapori locali”, ha detto Nganko a Reuters. Per quanto riguarda il nome del negozio, la chef ha spiegato che si tratta della crasi tra i cognomi dei suoi genitori. “Penso che la prossima sfida sarà abituare i clienti senegalesi ad acquistare cioccolato su base quotidiana”, ha affermato. “Non comprano ancora il cioccolato come qualcosa da tenere in frigo”.
Il Senegal non è l’unico Paese africano ad aprirsi al commercio del cioccolato artigianale. Anche la Costa d’Avorio, primo produttore al mondo di cacao, sta scoprendo il dolce gusto di questo business, grazie alla nascita di laboratori artigianali che trasformano i preziosi semi in prelibati alimenti.
Il proliferare di negozi, laboratori artigianali e boutique dolciarie in Africa tuttavia avviene in un momento di forti frizioni tra i produttori del cacao e i grandi marchi che controllano il mercato del cioccolato, con i primi che accusano i secondi di imporre ai contadini salari insostenibili. In particolare Ghana e Costa d’Avorio hanno avviato un vero e proprio braccio di ferro con i big dell’industria dolciaria, che tuttavia sembrano al momento prevalere in quella che è già stata battezzata come la “guerra del cioccolato“.