di Céline Camoin
Si concluderà domenica 31 luglio la lunga e combattiva corsa per le elezioni parlamentari in Senegal, iniziata all’indomani delle elezioni amministrative del 23 gennaio scorso.
Sulla scia della battaglia per il controllo delle città e dei dipartimenti, in cui l’opposizione ha catturato le grandi località strategiche, e la maggioranza si è affermata sul piano nazionale, si sono scontrate per mesi le due principali coalizioni politiche, Benno Bokk Yakaar (Bby, insieme per un Senegal emergente, in lingua wolof) della maggioranza attorno al presidente Macky Sall, e Yewwi Askan Wi (Yaw, liberate il popolo) schierata attorno ai grandi leader dell’opposizione come Ousmane Sonko, Khalifa Sall, Barthelemy Dias. Yaw ha inoltre beneficiato dell’appoggio di Wallu Senegal, capeggiata dal 95enne ex presidente della Repubblica Abdoulaye Wade, pronta a giocare la carta dell’alleanza pur di rovesciare gli equilibri all’Assemblea nazionale.
Dopo settimane di tensioni sulla questione degli endorsement necessari per potersi candidare, il braccio di ferro si è spostato sul rigetto di alcune liste da parte delle autorità istituzionali, in particolare la lista nazionale di Yaw – costretta a candidarsi con i supplenti – e quella dei supplenti di Bby. La situazione ha portato l’opposizione in piazza, l’8 giugno con successo, mentre l’appello a scendere in piazza il 17 dello stesso mese è stato bandito dalle autorità e si è concluso con diversi arresti.
Per le elezioni legislative del 31 luglio saranno eletti 165 deputati. Una parte sarà scelta a maggioranza nelle liste dipartimentali, l’altra nelle liste nazionali con voto proporzionale, proprio quelle coinvolte dall’esclusione.
Gli ultimi giorni di campagna elettorale sono stati caratterizzati da alcuni cambi di posizione da parte di candidati, soprattutto dall’opposizione verso la maggioranza. Nell’arena è entrata da pochi mesi anche una terza coalizione, Aar Senegal (Alleanza per un’assemblea di rottura in Senegal) capeggiata da Abdourahmane Diouf, Thierno Alassane Sall, Hamidou Deme.
Secondo molti analisti, le elezioni parlamentari di questa domenica sono l’antipasto di quella che sarà la corsa per le elezioni presidenziali del 2024. L’ipotesi di una terza candidatura di Macky Sall – in teoria non possibile – è stati un argomento spesso usato dall’opposizione per screditare il capo dello Stato, prestandogli velleità anti-democratiche.
In un articolo su AfriqueXXI, il caporedattore di Africa Check, Samba Dialimpa Badji, ritiene che sin dalla sua elezione nel 2012, Sall “ha lavorato metodicamente per ‘neutralizzare’ uno dopo l’altro i suoi avversari. Da un lato, ha reclutato coloro che è riuscito a convincere di passare dalla sua parte. Dall’altro, i più recalcitranti se la sono dovuti vedere con la giustizia: da ex esponenti del regime Wade, in particolare il figlio Karim, al leader del partito socialista ed ex sindaco di Dakar Khalifa Sall, condannato per frode, fino a Ousmane Sonko, colui che si propone come principale rivale di Sall alle prossime presidenziali, ancora alle prese con la vicenda dello stupro di una massaggiatrice. Anche Barthelemy Dias, nuovo sindaco di Dakar, è coinvolto nel processo la morte di un uomo durante l’attacco sferrato da teppisti del Partito democratico senegalese (Pds) al municipio di Mermoz Sacré-Coeur nel 2011.
Alle elezioni politiche del 2017, il tasso d’affluenza era stato del 54 per cento.