È in corso una vera e propria guerra di numeri e dichiarazioni post-elettorali in Senegal, dove la coalizione che sostiene l’attuale presidente Macky Sall ha rivendicato la vittoria elettorale alle legislative tenutesi domenica, successo tuttavia contestato dall’opposizione che parla di “maggioranza prefabbricata” e spera nei numeri per imporre una “co-abitazione” alla maggioranza che sostiene Sall. Di fatto entrambi i due principali contendenti affermano di avere vinto le elezioni e l’impasse di dichiarazioni potrà essere superato solo con il completamento del processo elettorale e lo spoglio. Attualmente, nessuno dei 22.000 osservatori internazionali presenti in Senegal per monitorare il processo elettorale ha segnalato problemi di sorta e il voto si è svolto regolarmente, con una partecipazione inferiore al 50% degli aventi diritto.
Sui media senegalesi ogni parte cerca di portare acqua al proprio mulino, in attesa dei risultati effettivi per i quali tuttavia potrebbe volerci ancora qualche giorno. Mentre il capo della coalizione presidenziale Benno Bokk Yaakaar (Bby), Aminata Touré, già domenica sera, annunciava la vittoria in 30 dipartimenti su 46 e nelle circoscrizioni elettorali estere affermando che “abbiamo la maggioranza in Assemblea nazionale”, uno dei leader della coalizione di opposizione a sostegno di Ousmane Sonko (Yaw-Wallu), Barthelemy Dias che è anche sindaco di Dakar, intervistato da una radio locale ha parlato di “bugie” di una “maggioranza prefabbricata”. Secondo Dias “la convivenza è inevitabile” perché Sall “ha perso queste elezioni a livello nazionale”. Diverse altre dichiarazioni di esponenti dell’opposizione ha detto di voler approfittare di queste elezioni per imporre la convivenza al presidente Sall, che invece dal canto suo spera di mantenere un’ampia maggioranza.
Le elezioni legislative, in un’unica tornata, mirano a rinnovare per cinque anni i 165 seggi del Parlamento unicamerale in gran parte controllato dal campo presidenziale. L’attuale presidente senegalese, Macky Sall, ha promesso di nominare un primo ministro, carica che aveva abolito e poi ripristinato nel dicembre 2021, all’interno della formazione vittoriosa delle elezioni.