di Ernesto Sii
Una posizione dialogante con tutti e su tutti i fascicoli più caldi, ma senza strappi o rotture improvvise. Almeno per ora. Sembra essere questo il ‘leit motiv’ che emerge dall’intervista rilasciata dal presidente senegalese Bassirou Diomaye Faye alla stampa nazionale, in occasione dei suoi 100 giorni al potere.
Dalla rinegoziazione di contratti interni e internazionali, alle relazioni con i paesi stranieri, Francia in primis, al Sahel e alle relazioni con l’Ecowas, Faye passa in rassegna con prudenza tutti i fascicoli più caldi al momento sulla sua scrivania e in cui sono in molti ad aspettare al varco il nuovo governo.
Eletto con la promessa di rottura con il vecchio sistema, Faye e il suo esecutivo, però, sembrano muoversi con estrema cautela e con grande diplomazia, pesando parole e azioni.
Secondo più di un osservatore contattato dalla InfoAfrica, questo atteggiamento prudente sarebbe legato al fatto che Faye e il Pastef hanno bisogno di avere il sostegno politico interno al Parlamento prima di intraprendere nuove azioni. Il Parlamento, infatti, al momento è ancora in mano al partito dell’ex-presidente Macky Sall.
Sono quindi in molti a pensare che prima dell’esito delle elezioni legislative di settembre, difficilmente il nuovo governo senegalese procederà, con parole o azioni, a forzature né nelle relazioni regionali, né in quelle internazionali, né nei rapporti con la Francia. Ecco quindi che nella sua intervista sulla questione della presenza militare francese in Senegal Bassirou Diomaye Faye ha detto di voler parlare del possibile ritiro delle truppe francesi con “serenità”, “senza rottura brutale”.
Faye non ha commentato la data della possibile chiusura delle basi francesi. “Non posso dirvi quando avverrà perché anche i cambiamenti che devono avvenire tra i Paesi vanno discussi con calma e in tutta amicizia. Non credo che oggi sia necessario, indipendentemente dal partner, procedere verso rotture brutali”, ha dichiarato rispondendo alla domanda di un giornalista.
Con l’ex potenza coloniale, così come con altri partner stranieri, Diomaye Faye ha sottolineato la necessità di rinegoziare i contratti. Ribadendo di aver trovato un Paese in “emergenza”, Bassirou Diomaye Faye ha ribadito il suo desiderio di rinegoziare i contratti mal negoziati, secondo lui, dal precedente governo. Aggiungendo di voler intraprendere un’azione legale se i controlli avviati in tutti i settori sulla gestione del denaro pubblico sotto la precedente presidenza rivelassero malversazioni.
Il presidente ha anche riconosciuto, in questa intervista, che la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) è in difficoltà dopo la fuoriuscita di tre dei suoi membri e ha detto che considera con umiltà e senza illusioni il suo compito come mediatore per convincerli a ritornare. Si è impegnato a cercare di riportare al tavolo dei negoziati i tre paesi che hanno disertato per aderire all’Alleanza degli Stati del Sahel (Aes), i vicini Mali, Burkina Faso e Niger.
“Ho la fortuna o la sfortuna di non essere stato presente quando l’Ecowas ha adottato le sanzioni contro gli Stati Aes. Questi Stati non mi considerano come uno di coloro che li hanno sanzionati. Quindi hanno la capacità di parlare con me più di quanto possano fare con gli altri. È un bene che deve essere messo al servizio della comunità”, ha affermato.
Bassirou Diomaye Faye, 44 anni, è stato eletto al primo turno delle elezioni presidenziali di marzo dieci giorni dopo essere uscito di prigione insieme al suo ex mentore Ousmane Sonko, da lui nominato primo ministro. Da allora le nuove autorità hanno abbassato i prezzi dei beni di prima necessità e avviato un vasto progetto di riforma della giustizia. Il nuovo capo di Stato ha visitato anche diversi paesi della regione e la Francia. Ha partecipato la scorsa settimana al suo primo vertice Ecowas.