di Céline Camoin
Il pericolo “disinformazione” pesa seriamente sulle prossime elezioni presidenziali senegalesi. Lo ritiene Thomas Huchon, giornalista investigativo francese, invitato del podcast di Africa Check – un’organizzazione indipendente di verifica delle informazioni – per analizzare la vicenda Story Killers.
Story Killers è il rapporto conclusivo di indagini coordinate da dall’organizzazione “Forbidden Stories”, che descrive i le tecniche utilizzate dalle aziende specializzate nella disinformazione per manipolare le opinioni. Sono particolarmente attivi nel continente africano. Il presidente senegalese Macky Sall, eletto per la prima volta nel 2012 e rieletto nel 2019, viene citato per aver utilizzato una squadra specializzata in “influenza, manipolazione elettorale e disinformazione” che lo ha sostenuto per la sua rielezione.
“Le rivelazioni di Story Killers sono un’ulteriore prova che il pericolo è ancora presente”, ha commentato ad Africa Check il giornalista senegalese Samba Dialimpa Badji. Badji, ricercatore della Oslo Metropolitan University (OsloMet), in Norvegia, riferisce che nel 2019, anno delle precedenti elezioni presidenziali, il Senegal era già stato citato tra i bersagli di una campagna di influenza guidata dalla società israeliana Archimedes Group, che operava creando account, pagine e gruppi Facebook falsi. Samba Dialimpa Badji osserva che la disinformazione è già una realtà nel dibattito pubblico senegalese, in particolare nel dibattito politico.
“In Senegal, come certamente altrove, il dibattito pubblico è in gran parte inquinato da dichiarazioni fuorvianti e informazioni erronee, in particolare a fini di propaganda e manipolazione dell’opinione pubblica. Dal 2015, Africa Check esamina il discorso pubblico in Senegal e ha già pubblicato centinaia di fact check su dichiarazioni importanti fatte da personaggi di alto profilo”, si legge sul sito di Africa Check, nata in Sudafrica nel 2012.
Anche Assane Diagne, giornalista senegalese ed ex direttore dell’ufficio di Reporters sans frontières (Rsf) per l’Africa occidentale, pensa che la disinformazione sarà al centro delle strategie elettorali dei vari candidati alle prossime elezioni presidenziali in Senegal. Sottolinea la necessità di ricordare che la disinformazione non è una novità e che è sempre stata presente nelle campagne elettorali in Senegal. Esempio: “Nel 1988, alla vigilia delle elezioni presidenziali che si tennero lo stesso anno, le autorità socialiste avevano accusato Abdoulaye Wade, allora leader dell’opposizione, di aver portato mercenari libici in Senegal per destabilizzare il Paese”. Per Diagne, in vista delle elezioni presidenziali del 2024, la disinformazione è già implementata come strategia e viene dispiegata ogni giorno attraverso i social network che fungono da mezzo di diffusione.
Tra febbraio 2019 e 2022, il tasso di penetrazione di Internet nel paese è aumentato dal 68,49% al 99%, secondo l’Autorità di regolamentazione delle telecomunicazioni e delle poste del Senegal.
Secondo Samba Dialimpa Badji, “la particolarità delle elezioni presidenziali del 25 febbraio 2024 in Senegal è che i candidati faranno sempre più a meno dei media (tradizionali) per le loro attività di propaganda. Con i social network e altre piattaforme digitali, si rivolgono direttamente agli elettori e possono persino adattare i loro messaggi a ogni piattaforma e a ogni target”.