Gli organi d’informazione hanno dato notizia, giorni fa, di un prete del modenese che ha temporaneamente lasciato la sua parrocchia per tornare a indossare il camice del medico. Don Alberto Debbi era pneumologo prima del seminario e, visti i tempi, ha pensato bene di rimettere in gioco la sua professione. Scelta analoga per l’abbé Michel Mendy in Senegal. Ma con una storia diversa.
Ordinato nel 1997 a Ziguinchor, nella regione della Casamance, è diventato medico già dopo essere sacerdote. La medicina era però un suo sogno di gioventù – «fin dalla mia infanzia» –, e fu il suo vescovo a mandarlo a studiare all’Università Cheikh Anta Diop di Dakar, in vista della creazione di un centro di salute diocesano. Michel Mendy si è poi specializzato in salute pubblica in Belgio. «In quanto primo medico prete senegalese, mi vedevo in forze a una struttura sanitaria», ha spiegato all’agenzia d’informazione della Conferenza episcopale dell’Africa occidentale, trovandosi invece oggi soprattutto in un ruolo di coordinamento e di gestione del sistema sanitario della Chiesa cattolica. Per lui la medicina e la vocazione ecclesiastica rappresentano comunque «una sola e medesima missione».
Adesso il “Dr. Ab. M. Mendy”, come spicca sul suo camice, è in prima linea all’Hôpital de la Paix contro il Covid-19, forte della passata esperienza con ebola. Il suo impegno comprende, naturalmente, l’informazione e la sensibilizzazione. «Tu, senegalese o straniero che vivi presso di noi – così suona un suo appello –, benvenuto! Noi siamo un popolo, abbiamo ancora insieme un obiettivo, arrestare il Covid-19, e abbiamo una fede comune nel Padre Onnipotente che ci dice che la nostra piroga (sunu gaal) sta ondeggiando ma non affonderà… Lui non ha detto “affonderai”, ma: “Passiamo all’altra riva”»…