Senegal, nuova spada di Damocle sulla candidatura di Sonko

di claudia
ousmane sonko

La Corte Suprema del Senegal ha confermato la condanna a sei mesi di carcere con la condizionale del leader dell’opposizione politica Ousmane Sonko, pronunciata lo scorso maggio dalla Corte d’appello, per diffamazione nei confronti del ministro del Turismo Mame Mbaye Niang. È l’ultima puntata, cronologicamente parlando, della telenovela politico-giudiziaria che oppone la corrente filo Sonko alla maggioranza stretta attorno al presidente uscente, Macky Sall, e allo Stato senegalese.

Questa decisione pone nuovamente una spada di Damocle sulla candidatura di Sonko alle elezioni presidenziali di febbraio. La condanna rende de facto il leader del Pastef ineleggibile per cinque anni, ma tra i sostenitori del condannato, c’è chi ci crede ancora e pensa che la procedura non finisce qui. Ousmane Sonko ha già presentato la sua candidatura che non presenta alcuna irregolarità.

L’entourage di Sonko continua a denunciare che i problemi giudiziari di cui è oggetto sono il risultato di un accanimento allo scopo di escluderlo dalla possibilità di accedere alla presidenza.

Il Consiglio costituzionale, intanto, continua l’esame di tutte le candidature ricevute, per rendere nota l’elenco definitivo il 20 gennaio prossimo.

La questione relativa all’eleggibilità di Sonko, il politico più popolare tra i giovani, è segnata da mesi da verdetti contrastanti e sempre impugnati. 

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