Durante una conferenza stampa tenutasi domenica, un gruppo di candidati, tra cui l’ex prima ministra Aminata Touré, hanno affermato la propria determinazione a “condurre tutte le battaglie necessarie per preservare la democrazia. “Combatteremo. Ciò che sta accadendo non ha nulla a che fare con la legge. I senegalesi devono mobilitarsi”, ha dichiarato Alioune Sarr, sindaco di Thiadiaye. Assieme a loro, Abdourahmane Diouf, presidente del partito Awale, Aly Ngouille Ndiaye e Mahammed Boun Abdallah Dionne.
In una conferenza stampa presso la sede del Partito democratico senegalese, il Pds, di Karim Wade, è stata chiesta la la reintegrazione di quest’ultimo nella lista dei contendenti alle presidenziali del 25 febbraio, anche a patto di ricorrere in appello alla Corte di Giustizia della Comunità economica dell’Africa occidentale (Ecowas/Cedeao).
C’è rabbia anche nelle file dei leader alleati del candidato Ousmane Sonko. Birame Souley Diop, vicepresidente del disciolto partito Pastef, denuncia il rigetto della candidatura del leader del partito, che, sostiene, era uno dei favoriti alle prossime elezioni presidenziali. “Chiediamo un’unione sacra di tutta l’opposizione, di tutti coloro che sono stati esclusi, la designazione di un organismo indipendente per organizzare le elezioni”. Per il Pastef, in sostituzione di Sonko, è stata convalidata la candidatura di Bassirou Diomaye Diakhar Faye, 43 anni. È in carcere dall’aprile 2023 per “oltraggio alla corte” e “diffamazione contro un ente” dopo un messaggio pubblicato su Facebook, ma non è stato ancora processato.
Nei ranghi dell’opposizione sono stati accettati anche i candidati Idrissa Seck, Mahammed Boun Abdallah Dionne, e l’ex sindaco di Dakar Khalifa Sall.
Nessun problema invece per la candidatura del primo ministro Amadou Ba, il delfino del presidente uscente, Macky Sall.