Il presidente senegalese Macky Sall ha annunciato pubblicamente l’1 luglio l’apertura delle frontiere aeree in Senegal dal 15 luglio: decisione presa dopo che la Comunità economica degli stati dell’Africa Occidentale (Cedeao) ha raccomandato di riaprire le frontiere tra gli Stati membri a partire da quella stessa data. Le frontiere marittime e terrestri senegalesi resteranno invece chiuse, mentre i voli interni avevano già ripreso il 15 di giugno.
Il protocollo sanitario predisposto dal governo prevede per coloro che vogliono entrare nel Paese per via aerea un test obbligatorio e gratuito per individuare eventuali persone affette da Covid-19, da eseguire in aeroporto: i passeggeri che esibiranno un test negativo al virus realizzato 7 giorni prima non saranno sottoposti a verifica. Tutti dovranno comunque compilare un questionario che permetta poi di rintracciare i propri futuri spostamenti.
I viaggiatori che invece vogliono lasciare il territorio senegalese dovranno attuare il distanziamento fisico in aeroporto e indossare la mascherina fino all’arrivo a destinazione.
Oggi il Ministro del Turismo e dei trasporti aerei senegalese ha invece reso noto che sarà applicato il principio della reciprocità a tutti i Paesi che avranno preso delle misure nei confronti del Senegal. L’avvertimento è un chiaro e polemico riferimento alla decisione dell’Unione Europea di inserire tra i 15 Paesi inclusi nella “lista verde” – che comprende quelli i cui cittadini sono autorizzati a entrare in Europa dall’1 luglio – solo quattro Stati africani: Algeria, Marocco, Ruanda e Tunisia. Questi Paesi si aggiungono ad Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Nuova Zelanda, Serbia, Corea del Sud, Tailandia, Uruguay; la Cina, sarà inclusa solo se garantirà la reciprocità all’Europa.