Sierra Leone, imprenditore denuncia i soprusi del governo e si suicida

di claudia

Kim Sung Nyeon, cittadino coreano residente da trent’anni in Sierra Leone, uno degli imprenditori nel settore della pesca più importanti del Paese, è morto suicida sabato mattina. Prima di togliersi la vita ha diffuso una lettera di denuncia sulle angherie che avrebbe subito da parte dei funzionari del Ministero per la pesca e le risorse marittime. Al momento il governo di Freetown non ha rilasciato commenti ma questo è solo l’ultimo di una serie di duri colpi alla credibilità del presidente Maada Bio, ex militare eletto nel 2018 presentandosi come paladino della tolleranza zero alla corruzione

“Con la mia morte voglio che il mondo sia al corrente delle ingiustizie che ho subito dal Governo della Sierra Leone”. Si chiude con queste parole una lunga e circostanziata lettera scritta da Kim Sung Nyeon, un cittadino coreano ma residente in Sierra Leone da oltre trent’anni trovato suicida sabato mattina nella sua casa di Kent, non lontano da Freetown. L’uomo era uno degli imprenditori più importanti del Paese nel settore della pesca, la sua società Chung Gang fishing infatti possiede diversi pescherecci e occupa oltre quattrocento persone. La lettera denuncia i soprusi subiti dalla vittima nell’ultimo anno e mezzo da parte dei funzionari del Ministero per la pesca e le risorse marittime, prima con il sequestro arbitrario di tre pescherecci per oltre 9 mesi, poi per una serie di sanzioni via via lievitate fino alla cifra astronomica di quattro milioni di dollari. Infine la sparizione di due barche dell’azienda mentre queste erano sotto sequestro, denunciata come furto e quindi senza responsabilità diretta né risarcimenti da parte del ministero.

Un accanimento che Kim riteneva finalizzato a distruggere la sua attività. Considerata l’illegalità imperante nel settore della pesca, con decine di pescherecci cinesi, russi ed europei che imperversano al largo delle coste della Sierra Leone spesso non rispettando le concessioni e i limiti di pescato previsti facendo risultare le catture in paesi limitrofi, risulta effettivamente sospetta questa attenzione particolare verso un’impresa installata nel Paese e non incentrata sul semplice export.

Fra accuse circostanziate di malagestione e scarsa competenza tecnica dei funzionari la lettera dell’imprenditore invita a evitare di investire in Sierra Leone: “Se decidete di investire in Sierra Leone state sprecando il vostro denaro, perché è un luogo senza giustizia, senza affidabilità, senza credibilità”. Queste pesantissime accuse arrivano in un momento in cui il ministero della pesca è già al centro della bufera per la controversa questione del porto di Black Johnson, una nuova infrastruttura finanziata dalla Cina che distruggerebbe 100 ettari di foresta e coste, approvata di nascosto e senza seguire le procedure previste ma scoperta grazie ad associazioni ambientaliste e di residenti e ora fortemente contrastata attraverso azioni legali e campagne internazionali.

Al momento il governo di Freetown non ha rilasciato commenti né prese di posizione ma questo è solo l’ultimo di una serie di colpi durissimi alla credibilità del presidente Maada Bio, ex militare eletto nel 2018 presentandosi come paladino della tolleranza zero alla corruzione; il 2023 non è lontanissimo e senza un cambio radicale di marcia la rielezione potrebbe non essere scontata.

(Federico Monica)

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