In Sierra Leone, il 21% delle adolescenti tra i 15 e i 19 anni ha già avuto gravidanze e il 30% delle giovani si sposa prima dei 18° anni, mentre il 9% delle giovani ragazze ha addirittura contratto matrimonio prima dei 15 anni. Sono i dati diffusi da ActionAid in un comunicato stampa, in cui si fa il punto sulle condizioni di lavoro di migliaia di minori nelle miniere diamantifere informali del Paese. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, 1 milione di bambini a livello globale è impiegato nelle miniere e sebbene sia difficile stimare esattamente il fenomeno in Sierra Leone, una visita in loco ne rivela la portata: sono migliaia i minori coinvolti.
La povertà infatti, spiega l’organizzazione, è il principale fattore che spinge i bambini a lavorare nelle miniere per sostenere le famiglie. “Se non trovo nulla non ci sarà cibo per me”.
Il distretto di Kono, al confine con la Liberia, è stato uno dei teatri della guerra civile che ha devastato il Paese tra il 1991 e il 2002, causato la morte di almeno 70.000 persone e oltre 2 milioni di sfollati. Fu durante quel conflitto che il mondo scoprì il dramma dei bambini-soldato e il legame tra i minerali preziosi e la guerra. A conflitto concluso, la distruzione di scuole, ospedali e strade ha reso difficile la ripresa e la Sierra Leone resta uno dei Paesi più poveri al mondo, con la povertà che è il principale fattore del lavoro infantile. Sebbene il Parlamento della Sierra Leone abbia approvato il Mines and minerals development act, con l’obiettivo di migliorare il benessere delle comunità coinvolte nelle attività minerarie e promuovere una gestione più trasparente del settore, il lavoro minorile nelle miniere continua a essere una piaga diffusa.
Un fenomeno, quello del lavoro minorile, che si somma a quello dei matrimoni precoci: nonostante il Presidente Julius Maada Bio abbia firmato, a luglio, una legge che vieta il matrimonio infantile, con pene che includono multe e carcere per i trasgressori, resta la sfida nell’educare e sensibilizzare le comunità.