Almeno 26 persone (ma il bilancio è provvisorio) sono state uccise giovedì in una serie di attacchi avvenuti nella provincia del Nord Sinai, in Egitto. Gli attacchi sono stati rivendicati da Ansar Beit al-Maqdis, gruppo armato affiliato allo Stato Islamico; ad essere presi di mira il capoluogo provinciale al-Arish, la vicina città di Sheik Zuwayid e Rafah, al confine con la Striscia di Gaza.
Quest’ultimo attacco è l’ennesima dimostrazione della guerra in atto nel Nord del Sinai tra il governo centrale del Cairo e i movimenti jihadisti. Il Nord del Sinai è un punto dolente per l’Egitto. Per anni, i presidenti lo hanno quasi abbandonato, negandogli i servizi di base e una qualsivoglia politica di sviluppo economico. Le tribù beduine si sono quindi sentite isolate e hanno dovuto fare i conti con la povertà estrema e il degrado. Molti beduini per sbarcare il lunario si sono dedicati al contrabbando, fornendo armi, droga, alcol, derrate alimentari alla Striscia di Gaza. Il Nord è diventato una specie di Tortuga del Medio Oriente. Complice anche il Trattato di Camp David che impediva all’Egitto di mantenere contingenti militari consistenti ai confini con Israele.
La situazione è andata via via peggiorando sotto il governo di Mubarak e si è ulteriormente degradata con l’avvento della Primavera araba. L’instabilità creata dalle sommosse nelle grandi città ha distolto attenzione e forze dell’ordine dalla penisola.
Più ambigua invece la posizione della Fratellanza musulmana e di Mohamed Morsi. In nome di una sorta di comunione di intenti tra diverse aree dell’islamismo politico hanno tollerato la crescita dei movimenti jihadisti che nel frattempo oltre che con il contrabbando si arricchivano con il traffico di esseri umani.
Solo dopo il golpe del 2013 e l’avvento al potere di al Sisi la repressione si è fatta più sistematica. Una risposta che non è stata solo repressione. L’annuncio del raddoppio del Canale di Suez nelle intenzioni del Cairo dovrebbe portare anche sviluppo nell’area. Ma la guerra non è ancora terminata e l’adesione di Ansar Beit al-Maqdis all’Isis non promette nulla di buono.