Sipario sull’ottava edizione del Raff tra premi, ospiti e nuove narrazioni

di claudia

Si è conclusa domenica sera, nella cornice della Casa del Cinema di Roma l’ottava edizione del RomAfrica Film Festival (Raff), manifestazione che cerca di offrire una rappresentazione dell’Africa fuori dai luoghi e dalle narrazioni mainstream tramite film, documentari e dibattiti. Evento clou della serata la consegna degli Italian Black Movie Awards (Ibma). Il premio, nato da un’idea dell’attrice italo-venezuelana Ira Fronten, celebra artiste ed artisti, maestranze e professionalità afrodiscendenti nel settore dell’audiovisivo italiano, tentando di combattere stereotipi, sotto rappresentazioni e pregiudizi.

Il riconoscimento alla carriera è andato a Jonis Bascir, attore e compositore romano nato in Somalia. “Nei miei ruoli ho spesso fatto una cosa che non sono: l’arabo. Mi sono dovuto studiare volumi interi” ha detto Bascir, parlando dal palco dopo la consegna del premio, rispetto ai personaggi a cui spesso sono relegati gli attori con ascendenza africana. Uno degli obiettivi degli Ibma, è infatti quello di creare role models che possano ispirare le generazioni future.

A questo proposito la regista Daphne di Cinto, premio per il miglior cortometraggio con “Il Moro”, ha voluto ricordare che “oggi come ieri una persona con background migratorio può essere protagonista di una storia italiana”. Tra i premiati anche l’attore Alberto Boubakar Malanchino come miglior attore per la serie tv Doc. – Nelle Tue Mani, progetto premiato anche per il cast inclusivo. L’attrice Daniela Scatolin ha vinto il premio per la rivelazione grazie alla sua partecipazione alla serie di Netflix Zero. Il riconoscimento al film più inclusivo è toccato a L’Alfide e la formica.

Diaspore e seconde generazioni sono state però solo due delle tante lenti con cui gli organizzatori del Raff – Internationalia, Le Réseau, Nina International, Itale20, con il sostegno di Eni – hanno cercato di raccontare l’Africa e il rapporto dell’Italia con il continente, durante questa edizione del festival ricca di sorprese e di ospiti.

Tra i momenti più emozionanti c’è stata la presenza di Makaziwe “Maki” Mandela, una delle figlie dell’ex presidente e attivista sudafricano. Anche Makaziwe, ospite d’onore sabato grazie alla collaborazione dell’ambasciata del Sudafrica, ha voluto rimarcare l’importanza di sfatare narrazioni fasulle o incomplete sull’Africa. Eventi come il RomAfrica Film Festival, ha sottolineato, “consentono di sfatare pregiudizi e ignoranza esistenti nel cosiddetto mondo occidentale a proposito del continente africano. È davvero importante per la promozione della diversità, dell’equità e dell’inclusione”.

Makaziwe ha poi invitato alla collaborazione contro divari razziali e di genere. Nelson Mandela “non ha realizzato da solo tutto quello che sappiamo. Se è vero che lo citiamo sempre come esempio, lui non ha mai messo al primo posto l’io, ma il noi” ha detto. “È solo stringendoci le mani, facendo gruppo, che si riusciranno a colmare i divari razziali o di genere che esistono ancora oggi”.

La collaborazione, l’aiuto reciproco, l’ospitalità sono state al centro anche di una delle proiezioni più apprezzate dal pubblico: quella di Africa & I, documentario di Othmane Zolati. Il regista e protagonista marocchino, nel suo lavoro, racconta un viaggio durato quattro anni da casa sua fino in Sudafrica. Un’avventura che apre gli occhi su lati nascosti di questo vastissimo continente.

Massimo Zaurrini e Angelo Ferrari, autore del libro “Africa Bazaar”

A problematizzare in chiave giornalistica il racconto dell’Africa ci hanno pensato poi i lavori dei giornalisti Angelo Ferrari – che ha presentato sabato il suo libro Africa Bazaar – e Giancarlo Capozzoli – che ha portato al Raff Kenya, un volume di foto e parole. L’Africa, come hanno mostrato questi libri, è anche un serbatoio di risorse alla mercé dell’occidente, oltre che un luogo dove disuguaglianze e povertà sono all’ordine del giorno.

Altre storie, e altri protagonisti inaspettati, hanno però fatto breccia nel pubblico come quelle, intime e poetiche, raccontate dal film marocchino La Guérisseuse, o dal lungometraggio etiope Lamb, senza dimenticare documentari come Soul Travel e il corto d’animazione sudafricano Shaka, a testimonianza un’altra volta delle tante anime anche artistiche del continente.

Il Raff, dopo tre giorni intensi, chiude avendo proiettato cinque lungometraggi, altrettanti documentari e sette cortometraggi, oltre ad avere ospitato tre tavole rotonde e la giornata dedicata agli Italian Black Movie Awards. Se “ripartenza” doveva essere, come recitava il titolo dell’edizione (Resistenza/Ripartenza), il Raff corre già spedito verso il prossimo anno. 

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