Di Valentina Giulia Milani
L’uso di compagnie militari private russe nell’Africa sub-sahariana avrà solo un effetto strategico limitato e non dovrebbe generare benefici sostenibili a lungo termine per la Russia, secondo quanto sostenuto dall’Istituto francese di relazioni internazionali (Ifri) in un rapporto pubblicato a settembre.
Intitolato “Russian Private Military Companies in Sub-Saharan Africa: Assets, Limits, Consequences”, il rapporto ricorda che l’Africa, che aveva svolto un ruolo importante nella politica estera sovietica, ha riacquistato parte della sua antica importanza agli occhi di Mosca a partire dal 2014, anno in cui è scoppiata la crisi nelle relazioni russo-occidentali.
Nel tentativo di raggiungere i propri obiettivi geopolitici ed economici nel continente, la Russia ha utilizzato una combinazione di aspetti “legittimi e illegittimi” della cooperazione tecnico-militare, uno dei pochi vantaggi comparativi di cui gode rispetto ad altre potenze che cercano di rafforzare la propria influenza in Africa.
Oltre alla vendita di armi, all’addestramento e alla consulenza, Mosca ha fatto ricorso a società militari private, che godono di un’”aura di forza ed efficacia” grazie alle loro attività in Ucraina e, in misura minore, in Siria. “Molti Paesi africani che soffrono per la minaccia del terrorismo hanno riposto le loro speranze nella Russia, ritenendo che le società di sicurezza private russe, che hanno una grande esperienza di battaglia, siano in grado di risolvere il problema in modo efficace e a costi relativamente bassi”, si legge nel rapporto.
Ad esempio, il Gruppo Wagner è intervenuto in diversi Paesi dell’Africa subsahariana, tra cui Libia, Sudan, Mozambico, Repubblica Centrafricana e, più recentemente, Mali, come tramite non ufficiale per la cooperazione militare tra la Russia e gli Stati locali.
A differenza delle loro controparti occidentali, che si occupano principalmente di formazione e consulenza, le compagnie militari private russe vengono utilizzate direttamente nelle operazioni militari come “truppe d’assalto”, assumendo alcuni dei compiti solitamente svolti dalle forze armate regolari.
Tuttavia, l’Ifri rivela che queste aziende hanno incontrato difficoltà in alcuni Paesi africani. Secondo fonti confermate, il Gruppo Wagner si è ritirato dal Mozambico solo pochi mesi dopo il suo arrivo nel nord del Paese, a causa delle pesanti perdite di vite umane subite.
Secondo gli analisti, questo “fallimento” si spiega, da un lato, con la mancanza di conoscenza degli usi, dei costumi e dell’ambiente locale e, dall’altro, perché le campagne di controinsurrezione in Mozambico differiscono significativamente da quelle condotte in altri teatri operativi, a causa delle caratteristiche geografiche del Paese e delle tattiche impiegate dai gruppi estremisti locali.
Più in generale, secondo l’Ifri, le compagnie militari private russe potrebbero ottenere significativi successi militari nell’interrompere le insurrezioni in corso nell’Africa subsahariana, osservando tuttavia che la soluzione a questi problemi risiede in un’ampia gamma di azioni coordinate a livello socio-economico, politico e di sicurezza, basate sull’eliminazione delle cause profonde che alimentano il radicalismo.
D’altra parte, il rapporto afferma che la Russia non ha una strategia africana globale e cerca principalmente di cogliere le opportunità in singoli Paesi, il che significa che a lungo termine non sarà in grado di fare progressi decisivi nel continente.
Inoltre, il riavvicinamento di molti leader africani alla Russia è “un modo per fare pressione sui Paesi occidentali” e per mettere in scena la diversificazione della loro politica estera e non sembra essere una tendenza a lungo termine.
Il rapporto osserva inoltre che le azioni della Russia in generale, e delle sue compagnie militari private in particolare, nell’Africa subsahariana potrebbero aprire la strada a una maggiore influenza della Cina sulla regione, mentre gli attori europei e statunitensi si indeboliscono. Un influente leader dell’opposizione nella Repubblica Democratica del Congo, Christian Malanga, ha recentemente parlato dell’emergere di una nuova configurazione in Africa, che ha riassunto come “denaro cinese, muscoli russi”.