Al Kenya National Theatre va in scena da quattro anni il celebre balletto Lo Schiaccianoci. La platea è sempre gremita. Ma il vero successo è dietro le quinte del palco: nello slum di Kibera
Al Kenya National Theatre di Nairobi Lo Schiaccianoci, il celebre balletto con musiche di Čajkovskij, è diventato un appuntamento mondano tanto atteso che i biglietti vanno a ruba. Da anni fa il “tutto esaurito” (quest’anno, a causa della pandemia, il numero dei posti in platea è stato drasticamente ridotto). Le repliche continuano per settimane. Un successo celebrato dalla critica che certifica l’amore del pubblico per la danza classica. Lo spettacolo è messo in scena dai talentuosi allievi del Dance Center Kenya (Dck), la più prestigiosa accademia della città, che ospita nelle sue aule anche giovanissimi ballerini cresciuti tra le baracche dello slum di Kibera.
A selezionare i protagonisti è infatti Mike Wamaya, ex ballerino professionista, che ogni settimana si reca nella baraccopoli di Nairobi per insegnare l’arte della danza a decine di ragazze e ragazzi provenienti da famiglie poverissime. Wamaya ha lasciato la sua carriera per dedicarsi all’insegnamento: «I ragazzi di Kibera devono affrontare molte sfide e hanno spesso situazioni familiari raccapriccianti. Ma quando danzano, sviluppano la speranza che li spinge a cercare una vita migliore».
Danza per tutti
È inconsueto, e al tempo stesso commovente, veder praticare una disciplina artistica così lontana dalle tradizioni africane in uno slum dove dilagano criminalità e promiscuità. Eppure le lezioni di Wamaya sono sempre affollatissime di giovani ballerini che indossano orgogliosi gonnelline e body. E inseguono il sogno di esibirsi al teatro nazionale.
Pamela, 14 anni, sogna con occhi scintillanti: «Ho visto il balletto in tivù. Mi sono piaciute la danza e le scarpette da punta: quel giorno ho deciso di diventare una ballerina». In alcuni casi il miracolo si è avverato e un piccolo ma significativo numero di allievi ce l’ha fatta, riuscendo a entrare nel blasonato Dance Center Kenya.
La danza classica qui non è una novità assoluta. Già nel 1950 una tal Madame Zerkowitz aveva iniziato a insegnare nel complesso del British Council, oggi Kenya Cultural Centre. Era però un corso riservato alla classe alto-borghese della capitale che aveva mezzi finanziari adeguati, certo non alla portata del ceto popolare. Non ebbe quindi molto seguito, come non lo ebbe l’iniziativa del 2009 dell’Academy of Dance and Art affiliata alla Royal Academy of Dance di Londra, più orientata alla danza moderna e africana.
Tutto è possibile
Nel 2015, però, è nato il Dance Center Kenya, con il duplice obiettivo di alzare il livello di formazione agli standard internazionali, e di offrire l’opportunità di costruirsi un futuro sulle punte anche ai giovani meno fortunati.
A lanciare il Dck è stata la ballerina americana Cooper Rust, che nelle vesti di direttrice artistica ha fatto crescere la scuola e moltiplicato le sedi. Grazie all’appoggio economico della ong Artists for Africa sono stati avviati progetti di inclusione sociale, come quello di Kibera. «Abbiamo avviato corsi in una dozzina di scuole in quartieri difficili e persino in un orfanotrofio a Nakuru», spiegano i responsabili. Da questo laboratorio-vivaio vengono selezionati gli interpreti per l’ambitissimo Schiaccianoci. Le musiche sono eseguite dal vivo dalla Nairobi Philharmonic Orchestra, diretta dall’americano Jonathan Rush. Un’altra istituzione culturale di assoluto pregio.
Ovviamente non siamo alla Scala, ma è un inizio. Forse un giorno Roberto Bolle potrebbe decidere di passare da Nairobi e ballare assieme ai giovani danzatori di Kibera. «Qui nel cuore dell’Africa – sospira Pamela – tutto può accadere».
(testo di Marco Simoncelli – foto di Yasuyoshi Chiba/Afb) – articolo tratto dalla Rivista Africa. Per abbonarsi clicca qui