Il gruppo jihadista somalo al-Shabaab ha bandito i sacchetti di plastica monouso. Il motivo, ha spiegato a Radio Andalus il leader del gruppo Jubaland Mohammed Abu Abdullah, è che i sacchetti rappresentano una «seria minaccia per gli uomini e per il bestiame». Senza parlare del fatto che i rifiuti sono dannosi per l’ambiente.
Nessun dettaglio è stato fornito sul modo in cui verrà fatta rispettare la nuova legge nelle aree sotto il controllo di al-Shabaab, ma l’uso indiscriminato della violenza da parte dei militanti di solito incoraggia i civili a obbedire agli ordini. Il gruppo vicino ad al Qaeda è stato cacciato dalla capitale somala Mogadiscio nel 2011, ma rimane attivo in tutto il Paese e con devastanti attacchi terroristici nel vicino Kenya.
Al Shabaab non è il primo movimento jihadista «eco-friendly» al mondo: già in passato al-Qaeda e altri gruppi alleati hanno parlato a lungo di questioni ambientali. In un articolo del 2016 il ramo yemenita del gruppo terroristico ha criticato l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama per non aver fatto di più per affrontare il cambiamento climatico durante la sua amministrazione.
E nel 2017, il leader dei talebani, Hibatullah Akhundzad, ha annunciato che gli afghani dovrebbero piantare più alberi perché svolgono un «ruolo importante nella protezione dell’ambiente, nello sviluppo economico e nell’abbellimento della Terra» e onorano Allah. Sia l’Afghanistan che la Somalia soffrono di problemi di gestione delle acque e di deforestazione esacerbati da decenni di guerra.