Nonostante pressioni e minacce di sanzioni, il presidente somalo Mohamed Abdullahi Farmajo ha ratificato la legge approvata tre giorni fa dal parlamento che proroga di due anni il suo mandato scaduto lo scorso 8 febbraio, respingendo quello che il ministero degli Esteri ha definito oggi in una nota “un ricatto” per favorire “un cambio di regime incostituzionale”.
Farmajo ha firmato martedì sera la legge e ieri la comunità internazionale ha ribadito la propria “profonda preoccupazione”, sostenendo in un comunicato congiunto che “la risoluzione del 12 aprile mina pace, sicurezza e stabilità della Somalia e oltre”.
“Siamo convinti che l’attuazione dell’accordo del 17 settembre rimanga la migliore linea d’azione da seguire e invitiamo quindi il governo federale e i leader degli Stati membri federali a riprendere con urgenza i colloqui per definire la via da seguire”, si afferma nella nota sottoscritta da missione dell’Unione africana (Amisom), Unione Europea, Nazioni Unite, Igad (organizzazione regionale dell’Africa orientale), Canada, Danimarca, Finlandia, Germania, Irlanda, Italia, Olanda, Norvegia, Spagna, Svezia, Svizzera e Stati Uniti.
La comunità internazionale ha anche invitato “tutte le parti ad esercitare la massima moderazione, evitando azioni unilaterali che potrebbero infiammare le tensioni”. Proprio oggi il sito somalo Garowe ha riferito di un video in cui un alto funzionario della Difesa, il generale Mohamud Mohamed Koronto, ha minacciato di prendere il controllo dell’aeroporto internazionale di Mogadiscio, criticando la decisione del parlamento di approvare la proroga del mandato presidenziale.
Il via libera della Camera bassa del parlamento somalo è arrivato dopo mesi di stallo nei negoziati tra governo e Stati federali per portare il paese alle urne. La norma prevede anche di garantire il suffragio universale alle prossime consultazioni, dopo che era stato nuovamente accantonato lo scorso settembre quando Farmajo e i governi regionali avevano raggiunto l’accordo per andare alle urne con il voto per collegi elettorali.
L’approvazione della Camera bassa è stata definita incostituzionale dal presidente del Senato somalo, che avrebbe dovuto a sua volta dare il via libera alla legge, mentre la coalizione dell’opposizione, Forum di salvezza nazionale, ha annunciato che adotterà “ogni misura per fermare la proroga illegale e sta lavorando per trovare una soluzione alla transizione”.
Ieri l’iniziativa del parlamento era stata duramente contestata dal segretario di Stato americano, Antony Blinken, sostenendo la necessità di trovare un accordo per risolvere la crisi elettorale. In una nota, Blinken ha dichiarato che l’implementazione della legge “obbligherà gli Stati Uniti a rivedere i rapporti bilaterali con il governo federale della Somalia e a valutare tutti gli strumenti disponibili, comprese sanzioni e restrizioni sui visti, per rispondere alle iniziative volte a minare la pace e la stabilità”. Anche il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, ha annunciato che saranno valutate “misure concrete”.
Moniti a cui ha risposto oggi il ministero degli Esteri di Mogadiscio, secondo cui “le dichiarazioni allarmistiche rilasciate da alcuni partner internazionale” mirano a portare avanti “un’agenda per un cambio di regime incostituzionale e a incitare il popolo somalo contro il proprio governo legittimo, minacciando pace e stabilità”.
“Il governo federale della Somalia non tollererà interferenze straniere e minacce su questioni interne sensibili – conclude il comunicato – il governo apprezza il continuo sostegno della comunità internazionale, ma respingerà ogni tentativo di usare l’assistenza umanitaria per ricattare il paese e portare avanti la loro agenda segreta”.
(Simona Salvi)