Bardera, cittadina agricola dello Stato meridionale Jubaland, “è una delle zone più colpite dalla siccità in atto in Somalia”, a causa di 3 stagioni consecutive di scarse piogge. E dal campo profughi di Iftin, dove negli ultimi mesi si sono riversate migliaia di persone, il rappresentante del Programma alimentare mondiale (Pam), El-Khidir Daloum, ha lanciato un accorato appello a sostenere le operazioni umanitarie nel paese del Corno d’Africa.
“Nel campo sfollato di Iftin abbiamo trovato 2.800 nuclei familiari arrivati negli ultimi quattro mesi, senza bestiame, senza nulla. Si tratta in maggioranza di donne e bambini. E noi siamo in grado di sostenere solo 300 nuclei familiari su 2.800. Tutte queste persone hanno bisogno di cibo, alloggio, acqua e assistenza sanitaria”, ha detto Daloum in un video pubblicato sull’account Twitter del Pam in Somalia.
“Comprendo che la crisi in Ucraina abbia catturato l’attenzione del mondo e noi siamo vicini al popolo ucraino e questa crisi deve finire – ha aggiunto – ma la sofferenza umana è sofferenza umana, a prescindere che sia in Europa, Asia o Africa. E oggi abbiamo una crisi in atto in Somalia. Per i prossimi sei mesi, abbiamo bisogno di 203 milioni di dollari per garantire cibo a 2,5 milioni di persone in Somalia. Se non avremo i fondi, saremo costretti a non aiutare le persone. E voglio veramente lanciare un appello alla comunità internazionale perché intervenga, in modo che noi possiamo sostenere queste persone e risolvere questa crisi e risolverla ora”.
In Somalia la siccità interessa circa il 90% del territorio, colpendo maggiormente le parti meridionali e centrali del Paese. L’Onu stima che entro giugno saranno circa 4,1 milioni le persone che avranno bisogno di assistenza alimentare immediata, pari al 25% della popolazione.