Il presidente Mohamed Abdullahi Farmaajo si è complimentato con il Puntland per aver tenuto le prime elezioni locali a suffragio universale in modo pacifico. Dal 1969 (ad eccezione del Somaliland), la Somalia non ha mai tenuto elezioni dirette, ma ha adottato un sistema indiretto in base al quale a votare sono grandi elettori scelti dai clan. Il sistema elettorale è stato scelto perché, a causa della precaria situazione della sicurezza nazionale, è finora stato impossibile aprire seggi pubblici e convocare gli elettori. Da più parti però si sono sollevate critiche a questo modello ed è chiesto un suo superamento.
Il presidente Farmaajo, secondo quanto riporta il sito Garowe online, ha definito le elezioni del governo locale “una pietra miliare democratica e una grande spinta per il processo politico della Somalia”. In una dichiarazione rilasciata ieri, il capo di Stato della Somalia si è congratulato con il popolo del Puntland, aggiungendo che le elezioni nei distretti di Qardho, Eyl e Ufeyn sono state una manifestazione del fatto “che la Somalia può migliorare il processo di democratizzazione”.
Ha parlato al telefono con i leader delle associazioni politiche che si sono confrontate alle urne, osservando che il loro sacrificio e l’accettazione dei risultati sono stati un importante indicatore del fatto che la Somalia farà davvero grandi passi avanti nei prossimi anni.
La sua dichiarazione è arrivata pochi istanti dopo che il presidente del Puntland, Said Abdullahi Deni, ha accusato proprio Farmaajo di essere un ostacolo verso elezioni credibili e trasparenti in Somalia. “La riluttanza di Farmajo a lodare l’elezione a suffragio universale del Puntland è un indicatore della sua sconsiderata intenzione di non tenere elezioni in Somalia”, ha detto Deni.
Il Puntland è pronto a organizzare il voto diretto in tutta la regione mentre cerca di espandere il suo processo di democratizzazione, avviato dall’ex presidente Abdirahman Farole, ora senatore nel parlamento federale.
Da trent’anni, la Somalia vive una situazione di profonda instabilità. La caduta del presidente Mohamed Siad Barre nel 1991 ha prima scatenato un conflitto tra diversi signori della guerra e poi ha portato all’emergere di una guerriglia fondamentalista guidata da al-Shabaab, milizia legata ad al-Qaeda. Le fragili istituzioni somale si reggono al potere grazie al supporto delle organizzazioni internazionali e dei Paesi alleati. Nonostante al-Shabaab sia stato costretto ad abbandonare le principali città della costa, mantiene un forte controllo dell’entroterra dove mantiene l’ordine grazie all’applicazione rigida della legge islamica