Ahlu Sunna Wal Jamaa (Aswj), milizia sufi del Galmudug, ha accettato un cessate-il-fuoco con le forze armate somale. Abdi Karie Qoorqoor, presidente dello Stato che fa parte della federazione somala, ha detto ai media che il gruppo ha accettato di lasciare la città di Gurel dopo i colloqui notturni. Non è chiaro cosa sia stato concesso al gruppo affinché accettasse di ritirarsi.
L’Awsj, considerata una formazione moderata e a lungo alleata del governo contro al-Shabaab, è entrata in conflitto con le forze armate sugli accordi di condivisione del potere nell’amministrazione federale locale. I rapporti con le autorità sono peggiorati dopo che i rappresentanti sono stati tagliati fuori da una proposta di governo locale unitario. Il gruppo sufi all’inizio di ottobre ha però rivendicato la sua parte nell’elezione dei parlamentari federali nello Stato di Galmudug prendendo le armi contro le istituzioni locali. Awsj è guidato dallo sceicco Shakir Ali Hassan, un religioso che ha convinto alcuni soldati della Sna a disertare e a unirsi ai ranghi delle sue milizie.
Qoorqoor ha promesso di difendere lo Stato “ad ogni costo”, invitando qualsiasi gruppo che abbia rimostranze a presentarle attraverso canali legali. “Posso accogliere le preoccupazioni solo se presentate pacificamente, non con la violenza”, ha detto il presidente. La decisione di deporre le armi potrebbe ora consentire allo Stato di completare il voto per i suoi due seggi al Senato.
Pesanti combattimenti sono scoppiati domenica mattina tra le forze dello Stato di Galmudug supportate dalle unità dell’Esercito nazionale somalo contro le milizie fedeli all’Asw. I combattimenti hanno causato la morte di oltre 120 persone, secondo funzionari del governo somalo, la maggior parte dei quali erano civili. Tra i morti anche il maggiore Abdifatah Fayle, comandante dell’unità d’élite Danab, addestrata dagli americani proprio nel Galmudug.
I partner internazionali della Somalia hanno espresso preoccupazione per le continue violenze nello Stato somalo di Galmudug che potrebbero far deragliare il calendario elettorale e i programmi di sicurezza del Paese. In una dichiarazione congiunta, Onu, Unione africana, Unione europea e altri partner hanno avvertito che i combattimenti hanno già creato i presupposti per una nuova crisi umanitaria e potrebbero far fallire altri programmi governativi per il paese. “Non solo il conflitto sta causando gravi sofferenze umanitarie alla popolazione dell’area, ma sta anche distraendo dalle urgenti priorità di completare il processo elettorale e contrastare al-Shabaab”, hanno affermato.
L’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite (Ocha) ha dichiarato che oltre 100.000 persone sono sfollate e hanno bisogno di assistenza umanitaria. I combattimenti, secondo le organizzazioni umanitarie, rischiano anche di incoraggiare la milizia fondamentalista al-Shabaab a riprendere l’iniziativa sul territorio.