Che i jihadisti somali di al Shabaab arruolassero ragazzini non è e non era un mistero. Ma che più della metà dei suoi miliziani fosse minorenne, nessuno lo immaginava. La denuncia arriva da un rapporto redatto dalle Nazioni Unite e reso pubblico nel fine settimana.
Secondo la relazione, elaborata da un gruppo di di esperti Onu, al Shabaab non si farebbe scrupolo di far combattere bambini di nove anni ai quali verrebbe insegnato a sparare e a utilizzare gli esplosivi. Molti minorenni sarebbero impiegati anche per trasporto materiali (cibo, munizioni, armi, ecc.), per eseguire le faccende domestiche e, talvolta, come spie.
Molti di questi piccoli vengono avvicinati con la promessa di un lavoro retribuito e con la garanzia di poter continuare a studiare. In realtà, per loro si apre una spirale di violenza e sopraffazione.
La task foce delle Nazioni Unite che ha lavorato a questo rapporto ha potuto accertare l’arruolamento di 6.163 bambini (5.993 ragazzi e 230 ragazze) nel periodo che va dal 1° aprile 2010 al 31 luglio 2016, con oltre il 30% dei casi nel 2012. Al-Shabab è responsabile per oltre il 70% degli arruolamenti (4.213 casi accertati). L’esercito somalo e le milizie a esso collegato non sono però immuni da questo fenomeno. L’Onu avrebbe accertato 920 casi di bambini nelle file delle forze armate che sostengono il Governo di Mogadiscio.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres si è detto «profondamente turbato dalla dimensione e dalla natura delle gravi violazioni contro i bambini in Somalia». Egli ha esortato tutte le parti coinvolte nel conflitto a fermare il reclutamento di bambini e a rispettare il diritto internazionale umanitario e i diritti umani. Il suo appello sarà ascoltato?