Somalia: Mo Farah, dalla schiavitù alle medaglie olimpiche

di claudia
Mo Farah

di Enrico Casale

In Gran Bretagna Mo Farah è un’autentica gloria nazionale. Vincitore dei 5 mila e 10 mila alle Olimpiadi di Londra del 2012 (e a Rio 2016) e quattro volte medaglia d’oro. Dietro la patina dei successi sportivi c’è però una storia che nessuno conosceva

Il ministero dell’Interno britannico non revocherà la cittadinanza al campione olimpico Mo Farah dopo che questi ha rivelato di essere entrato illegalmente nel Regno Unito. In un video trasmesso dalla Bbc, il campione ha rivelato che il suo vero nome è Hussein Abdi Kahin, ma ha ottenuto la cittadinanza britannica con il nome di Mohamed Farah, datogli dalle persone che lo portarono illegalmente nel Regno Unito.

Il ministero dell’Interno ha detto alla Bbc che non indagherà sull’atleta. “Questa notizia mi dà sollievo”, ha detto in un’intervista alla Bbc. E ha continuato: “Questo è il mio Paese. Se non fosse stato per il mio insegnante di educazione fisica Alan e le persone che mi hanno supportato durante tutta la mia infanzia, forse non sarei stato in grado di venir fuori dalla mia condizione di schiavitù”. Farah ha detto che ci sono molte persone “a cui devo la mia vita, in particolare mia moglie, che è stata di grande supporto per tutta la mia carriera e che mi ha dato la forza di venire a parlarne”.

Mo ha ricevuto messaggi di sostegno da persone di tutto il mondo e ha affermato che la reazione alle rivelazioni è stata “incredibile”. “È la mia storia – ha detto -. Non ero nemmeno a mio agio per parlarne neppure con la mia famiglia. Non potevo parlarne pubblicamente. Mi ci è voluto molto tempo per arrivare a questo, ma sono felice di aver realizzato questo documentario per mostrare alla gente la realtà di ciò che mi è realmente accaduto da bambino”.

In Gran Bretagna è un’autentica gloria nazionale. Vincitore dei 5 mila e 10 mila alle Olimpiadi di Londra del 2012 (e a Rio 2016): quattro volte medaglia d’oro. Il suo successo è stato così grande da meritarsi anche il titolo di baronetto, consegnatogli direttamente dalla regina Elisabetta II. Dietro la patina dei successi sportivi c’è però una storia che nessuno conosceva.

Per decenni Farah ha raccontato di essere arrivato dalla Somalia da bambino per ricongiungersi ai suoi familiari, che già vivevano nel Regno Unito. Un rifugiato come molti altri, insomma. In questa versione fittizia della storia suo padre era un consulente informatico nato e cresciuto a Londra, che si era poi temporaneamente trasferito in Somalia, dove si era sposato.

In realtà, Mo Farah, è arrivato in Gran Bretagna illegalmente dopo la morte di suo padre, ucciso durante la decennale guerra civile somala. Neanche il nome è vero. Non si chiama Mo Farah, ma Hussein Abdi Karim. Quando è arrivato nell’isola aveva solo 9 anni ed è stato venduto a una famiglia somala che lo ha tenuto come schiavo per alcuni anni. Costretto a lavorare in uno stato simile alla schiavitù, il ragazzo è poi riuscito a confidarsi con gli insegnanti. A salvarlo è stato l’intervennero dei servizi sociali che lo hanno assegnato a una nuova famiglia. A scuola il suo talento atletico emerge immediatamente: e il suo professore di Educazione fisica lo ha aiutato a ottenere la cittadinanza britannica, fornendo false generalità.

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