Le grandi organizzazioni internazionali hanno chiesto alla comunità internazionale di mobilitarsi per evitare un altro disastro umanitario in Somalia. Secondo le Nazioni Unite, se gli aiuti non arriveranno urgentemente, oltre due milioni di persone rischiano di morire di fame entro dicembre.
Secondo la Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa del settore agricolo e dell’alimentazione, l’ultima stagione delle piogge è stata ancora una volta deludente e la Somalia ha avuto il suo peggior raccolto di cereali dal 2011. Ciò espone almeno due milioni di persone al rischio di una grave crisi alimentare. Questi sarebbero i casi più gravi perché, complessivamente, alla fine dell’anno potrebbero soffrire di malnutrizione oltre sei milioni di persone, quasi la metà della popolazione.
Un disastro causato da una serie di shock climatici. Secondo Save The Children, dal 2015, sette delle ultime otto stagioni delle piogge hanno fatto registrare basse o inesistenti precipitazioni. A ciò si aggiungono periodi caldi particolarmente duri. Secondo le Nazioni Unite, il Paese ha sperimentato «un modello di precipitazioni totalmente irregolare che ha comportato una massiccia perdita di raccolti e bestiame a partire da luglio».
Mohamud Mohamed Hassan, rappresentante di Save The Children per la Somalia, afferma che «le sue peggiori paure sono confermate. Le famiglie non hanno avuto abbastanza tempo per riprendersi dalla siccità del 2017, quando le loro mandrie sono morte in massa e migliaia di persone sono fuggite nei campi». Secondo lui, serviranno almeno due stagioni di buone piogge per cancellare questa stagione critica. «Ma la frequenza e la gravità della siccità attuale non ha precedenti», afferma.
A giugno è stato lanciato un programma umanitario di sei mesi. Ma le donazioni non raggiungono nemmeno la metà dei 500 milioni di dollari necessari.