di Angelo Ferrari
La Somalia ha bisogno di un massiccio sostegno internazionale per far fronte alla grave crisi umanitaria e all’insurrezione jihadista nel Paese. L’allarme è stato lanciato dal segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, durante una visita a sorpresa, nei giorni scorsi, a Mogadiscio. “Sono qui anche per lanciare l’allarme sulla necessità di un massiccio sostegno internazionale: massiccio sostegno internazionale a causa delle difficoltà umanitarie che il paese sta affrontando, massiccio sostegno umanitario legato al rafforzamento delle capacità di sicurezza in Somalia e massiccio sostegno umanitario per la stabilizzazione e sviluppo del Paese”, ha detto Guterres durante una conferenza stampa congiunta con il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamoud. Per fare in modo che la Somalia non precipiti nel baratro, l’occidente non si deve voltare dall’altra parte. Questo è il senso delle parole del segretario generale dell’Onu.
La Somalia è in preda a una disastrosa siccità che ha spinto molti abitanti sull’orlo della carestia, e il governo di Mogadiscio è impegnato in una grande offensiva per contrastare una sanguinosa insurrezione islamista. Le Nazioni Unite hanno lanciato un appello per 2,6 miliardi di dollari in aiuti umanitari per il travagliato paese del Corno d’Africa, ma attualmente sono stati finanziati solo per il 13%. Cinque stagioni delle piogge “fallite” consecutive in alcune parti della Somalia, del Kenya e dell’Etiopia hanno provocato la peggiore siccità degli ultimi quattro decenni, spazzando via bestiame e raccolti e costringendo almeno 1,7 milioni di persone a lasciare le loro case alla ricerca di cibo e acqua. Circa la metà della popolazione avrà bisogno di aiuti umanitari quest’anno, con 8,3 milioni di persone colpite dalla siccità, secondo le Nazioni Unite. “La crisi è tutt’altro che finita: i bisogni rimangono elevati e urgenti”, ha dichiarato la scorsa settimana a Ginevra il coordinatore delle Nazioni Unite per la Somalia, Adam Abdelmoula. “Alcune delle aree più colpite continuano ad affrontare il rischio di carestia”, ha avvertito. A marzo, le inondazioni causate dalle piogge stagionali hanno causato la morte di 21 persone e lo sfollamento di oltre 100mila persone. Le precipitazioni potrebbero non essere sufficienti per migliorare le prospettive di sicurezza alimentare.
La Somalia è stata già colpita da una carestia nel 2011 che ha provocato la morte di 260mila persone, più della metà delle quali erano bambini sotto i sei anni, anche perché la comunità internazionale non ha reagito abbastanza rapidamente. Secondo uno studio pubblicato a marzo dal ministero della Salute somalo, dall’Organizzazione mondiale della sanità e dall’agenzia delle Nazioni Unite Unicef, tra le 18.100 e le 34.200 persone potrebbero morire per le conseguenze della siccità in Somalia durante i primi sei mesi di quest’anno.
La Somalia, uno dei paesi più poveri del pianeta, è ulteriormente devastata da decenni di guerra civile, violenze politiche e una sanguinosa insurrezione di al-Shabaab, un gruppo jihadista affiliato ad al-Qaeda. Il presidente Hassan Cheikh Mohamoud, tornato al potere nel maggio 2022, lo scorso anno ha promesso agli islamisti radicali “guerra totale” e ha inviato truppe a settembre per sostenere una rivolta contro Al-Shabaab lanciata dalle milizie dei clan locali nel centro del Paese. Negli ultimi mesi, l’esercito e le milizie conosciute come “Macawisley” hanno conquistato pezzi di territorio, in un’operazione sostenuta dalla forza dell’Unione africana in Somalia (Atmis) e dagli attacchi aerei statunitensi. Il governo ha dichiarato alla fine di marzo che più di 3.000 combattenti di al-Shabaab erano stati uccisi dall’inizio dell’offensiva. E secondo il ministero dell’Informazione, 70 città e villaggi sono stati “liberati” dai ribelli, che dal 2007 combattono il governo federale sostenuto a livello internazionale. Gli al-Shabaab hanno spesso risposto all’offensiva con attacchi mortali, sottolineando la loro capacità di colpire il cuore delle città, compresa la capitale, e delle installazioni militari somale contro obiettivi civili, politici e militari nonostante i progressi del governo. In un rapporto al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a febbraio, Antonio Guterres ha detto che il 2022 è stato l’anno più mortale per i civili in Somalia dal 2017, in gran parte a causa degli attacchi di al-Shabaab.
Il presidente somalo, inoltre, continua la sua battaglia affinché venga revocato l’embargo sulle armi imposto al paese mentre si intensifica la lotta contro i miliziani di al-Shabaab. Mohamoud ritiene necessario rafforzare la sua posizione contro l’insurrezione in corso e questo, a detta sua, si fa anche attraverso una maggiore capacità offensiva militare. Mohamoud, infatti, ha intensificato la sua azione diplomatica a livello internazionale perché si arrivi a questa soluzione. Gli oppositori alla revoca dell’embargo sulle armi – come Regno Unito e Unione africana – sostengono che la fragile situazione della sicurezza del paese e il rischio che le armi cadano nelle mani dei gruppi terroristici rendono la revoca una proposta rischiosa.
L’embargo sulle armi alla Somalia è in vigore da tre decenni, imposto per la prima volta dal consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite nel 1992. Inizialmente era stato messo in atto in risposta alla guerra civile e al crollo del governo in Somalia, che ha portato a violenze diffuse e crisi umanitarie. Il Consiglio di sicurezza ha poi rinnovato più volte l’embargo, l’ultima nel novembre del 2022.