Almeno venti persone sono morte nei cinque giorni di proteste scoppiati nella cittadina di Las Anod, epicentro dell’annosa disputa territoriale tra l’autoproclamata repubblica del Somaliland e la regione semi-autonoma somala del Puntland. Secondo quanto riportano i media somali, i manifestanti sono scesi in piazza martedì scorso per chiedere che il governo del Somaliland rinunci alle sue rivendicazioni sulla città, di cui ha preso il controllo circa 15 anni fa, espellendo 7.200 somali. L’espulsione dei somali ha provocato le proteste sia dello Stato federale sia della comunità internazionale. Tuttavia, il Somaliland ha difeso le sue azioni affermando che il provvedimento di espulsione è il culmine di diverse minacce alla sicurezza poste dagli sfrattati.
Le proteste prendono di mira principalmente il presidente del Somaliland, Muse Bihi Abdi, accusato di aver orchestrato omicidi politici contro i suoi rivali – come Abdifata Abdulli Hadrawi, ucciso a colpi di arma da fuoco la scorsa settimana da uomini mascherati – e altri dissidenti. Il capo di Stato è anche accusato di essere in carica in modo illegittimo, perché il suo mandato è scaduto e finora non sono state organizzate elezioni. Il voto era previsto per il 13 novembre, un mese prima della fine del mandato presidenziale, ma è stato sospeso per “motivi tecnici”
Il presidente ha negato ogni responsabilità per la morte di Hadrawi, di cui ha accusato “i nemici del Somaliland” mentre partiti di opposizione come Waddani lo hanno esortato a lasciare immediatamente la carica e si sono impegnati a sostenere queste proteste che hanno causato una ventina di morti dopo l’intervento delle forze di sicurezza del Somaliland.
La situazione è diventata così grave che il governo somalo, quello degli Stati Uniti, la missione dell’Unione Africana in Somalia e le Nazioni Unite hanno invocato insieme il ritorno ala calma. “I partner internazionali sono preoccupati per la violenza a Las Anod che ha causato morti e feriti tra la popolazione civile”, ha dichiarato ieri in una nota la missione delle Nazioni Unite. “La prevenzione della violenza e le garanzie per la protezione dei civili sono fondamentali. Chiediamo calma e moderazione. Le tensioni devono essere risolte attraverso la distensione e il dialogo”, ha sottolineato la missione delle Nazioni Unite.