L’ondata di caldo che nei giorni scorsi ha coinvolto l’intero bacino del Mediterraneo ha avuto tra le sue conseguenze la diffusione degli incendi anche nel nord del Marocco, dove nel fine-settimana di Ferragosto, le fiamme hanno devastato 725 ettari della foresta di Jebel Sougna, dove si trovano principalmente querce da sughero e pini, a circa 130 chilometri a sud di Tangeri.
Dopo l’Algeria, che dallo scorso 9 agosto si trova a dover fronteggiare un’imponente serie di incendi boschivi, e la Tunisia, dove sono almeno una trentina i focolai registrati, anche il Marocco è costretto a impiegare tutti i mezzi a disposizione per domare le fiamme.
Anche se le cause non sono state indagate, le autorità locali in Marocco sospettano si tratti di incendi di matrice dolosa aggravati da venti caldi e secchi. Secondo le informazioni riportate dai media locali, allo stato attuale sono più di trecento le persone tra vigili del fuoco, agenti della protezione civile e uomini delle forze armate che sono stati mobilitati per lottare contro le fiamme, che finora, non hanno causato vittime.
A luglio, una precedente ondata di calore aveva già favorito nel Paese lo scoppio di una ventina di incendi che, secondo quanto reso noto dal Dipartimento dell’Acqua e delle foreste di Rabat, aveva causato la distruzione di circa 1200 ettari di superficie boschiva. In Algeria, invece, la maggior parte degli incendi boschivi sembra ora “sotto controllo” e non mette più in pericolo i residenti, secondo quanto viene dichiarato dai servizi di emergenza nazionali. Il bilancio delle vittime riportato dai media algerini è arrivato a contare in tutto 90 decessi, tra cui anche 33 militari rimasti uccisi mentre partecipavano agli sforzi per spegnere gli incendi. Dall’inizio del mese di agosto, sono già oltre 25.000 gli ettari di boschi devastati dalle fiamme nel Paese. Gli sforzi delle autorità algerine si concentrano attualmente sulla protezione delle aree abitate, in particolare El Tarf, Bejaia, Jijel e Tizi Ouzou, dove i focolai non sono stati ancora del tutto domati.
In Tunisia, infine,da giugno sono stati registrati 165 incendi boschivi che hanno distrutto 4.810 ettari di foresta: più del doppio dei 2.144 ettari devastati nello stesso arco temporale l’anno scorso.
Le notizie degli incendi nei Paesi della sponda meridionale del mar Mediterraneo, così come quelli che stanno interessando anche di fatto tutti i Paesi della sponda settentrionale, rappresentano così un’ulteriore conferma – qualora ce ne fosse ancora la necessità – dell’allarme lanciato nell’ultimo rapporto di valutazione del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc) delle Nazioni Unite sull’aumento dei fenomeni climatici estremi.