Oggi vi presentiamo “Lost Cafè”, della regista di origine nigeriana Regina Idu Udalor. Una storia dei giorni nostri a cavallo tra l’Africa e l’Europa, che racconta di sogni e di sfide che possono essere comuni a tutti noi. Visibile sulla piattaforma streaming Netflix, il film è consigliato dalla nostra esperta di cinema africano, Annamaria Gallone.
di Annamaria Gallone
Oggi continuiamo a parlare di Netflix e dei film africani visibili su questa piattaforma: dall’estate scorsa, solo in inglese, ma presto con i sottotitoli italiani, merita di essere visto Lost Cafe, una storia dei giorni nostri a cavallo tra l’Africa e l’Europa, che racconta di sogni e di sfide che possono essere comuni a tutti noi. Si tratta della prima coproduzione tra Nigeria e Norvegia e racconta la storia di Ose, una ragazza nigeriana, che decide di inseguire il suo sogno di divenire regista emigrando in Norvegia. Divisa tra due mondi, con la famiglia al suo Paese che reclama il suo aiuto, Ose incontra lo strano proprietario di un caratteristico bar che serve il miglior caffè al mondo ed inizia a dare le risposte più inaspettate alle sue domande. Una storia d’amore e di seconde possibilità, per chi vive le difficoltà dell’emigrazione e per chi sogna un avvenire migliore. La regista Regina Idu Udalor è di origine nigeriana, ma non ha nulla dei consueti film di Nollywood: il film è stato girato in Norvegia e Nigeria, ma Regina sostiene che avrebbe voluto girarlo in Italia, poiché vi ha vissuto un anno e questa esperienza le ha cambiato la vita. Non ha trovato i fondi necessari e quindi ha girato in Norvegia, dove vive con il marito e tre figli.
La prima scintilla per questo film l’ha avuta entrando in una libreria a Marino, nei Castelli Romani. Lì vide un caffè, il “Caffè amore” e questo era il primo titolo che aveva pensato per il film. In effetti nella sua storia c’è molto amore, e i temi trattati sono universali: il valore delle relazioni umane, la condizione femminile, il rapporto Africa/Europa e il comune denominatore è un messaggio di fratellanza. Si parla anche di prostituzione e la regista ha voluto a questo proposito rendere omaggio al decano della cinematografia sub sahariana, Sembene Ousmane, citando una sua affermazione molto forte e provocatoria: “C’è più dignità nel prostituirsi, almeno guadagni del tuo, che non a tendere la mano tutto il giorno aspettando che qualcuno si prenda cura di te”. E provocatori sono anche molti episodi del film, per citarne uno, quello accaduto all’aeroporto di Abuja, alcuni giovani studenti in partenza come lei per l’Italia, le chiesero candidamente: “Vai a prostituirti?”
Tanti sono i gap culturali rappresentati. Quello di Regina Idu Udalor è un film ricco di impegno, ma anche humor e poesia, in gran parte autobiografico. Ve lo consiglio.