Sud Sudan: a Juba si discute di resilienza per il clima

di claudia
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Finisce oggi il 67° forum regionale convocato dall’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (Igad), attraverso il Centro di previsione e applicazioni climatiche dell’Igad (Icpac), nella capitale del Sud Sudan, Juba, per discutere gli impatti minacciosi dei cambiamenti climatici nel Grande Corno dell’Africa.

L’evento del Greater Horn of Africa Climate Outlook Forum (Ghacof) – che viene organizzato tre volte l’anno – è ospitato dagli Stati membri dell’Igad per promuovere il focus stagionale, condividendo buone pratiche per migliorare la collaborazione tra i servizi meteorologici e idrologici nazionali e regionali, nonché informazioni sul clima per sviluppare competenze regionali. L’obiettivo dell’incontro è consentire ai delegati dei Paesi membri e dei partner dell’Igad di trovare soluzioni per combattere gli impatti dei cambiamenti climatici nella regione.

All’evento partecipano rappresentanti dei dipartimenti meteorologici dei paesi membri dell’Igad, dell’Unione Africana, delle Nazioni Unite, dei membri dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale, delle organizzazioni regionali per il cambiamento climatico, membri della comunità internazionale, personalità eminenti e ambasciatori.

“La direzione dei servizi meteorologici presso l’Autorità per l’aviazione civile del Sud Sudan, sotto il ministero dei trasporti, ha molte sfide che devono essere affrontate attraverso progetti dell’Organizzazione meteorologica mondiale”, ha affermato Majok Modu, direttore generale dei servizi meteorologici del Sud Sudan. “Riteniamo che i progetti, se attuati, rafforzeranno le reti di osservazione meteorologica nel Paese e miglioreranno anche la capacità istituzionale della direzione per essere in grado di fornire informazioni meteorologiche e climatiche affidabili e i servizi necessari alla società”, ha ancora detto, sottolineando che la stagione delle piogge, che si estende da maggio a settembre, è vitale per la popolazione del Sud Sudan per la produzione agricola.

Da parte sua, il direttore dell’Icpac-Igad Guleid Artan ha ricordato che 183 milioni di persone attualmente affrontano l’insicurezza alimentare nel Grande Corno d’Africa a causa del cambiamento climatico. “La regione è stata colpita negli ultimi 15 anni da disastri, abbiamo solo tre anni su 15 consecutivi che possiamo considerare medi. Negli ultimi cinque anni il Sud Sudan è stato sommerso dall’acqua e parti del Grande Corno d’Africa orientale e centrale hanno sperimentato siccità per 5 stagioni consecutive, abbiamo visto anche cicloni, soprattutto nel 2018”, ha osservato, prima di lanciare l’appello: “Chiedo al governo del Sud Sudan e ai nostri partner di sostenere lo sviluppo del quadro nazionale del Paese per i servizi climatici. La nostra collaborazione è fondamentale per costruire un solido sistema nazionale in grado di fornire informazioni critiche sul clima a tutti i settori della società”.

Ai problemi climatici si aggiungono le ripercussioni del conflitto i corso nel vicino Sudan come ha fatto notare Musa Ibrahim, rappresentante del Dipartimento meteorologico del Sudan. “I conflitti e gli eventi meteorologici estremi insieme causano molti problemi alle aree insicure. Aumentano gli sfollamenti e peggiorano anche la situazione sanitaria portando malattie trasmesse dall’acqua causate dalle piogge e dalle forti inondazioni”, ha osservato.

Secondo gli esperti meteorologici e climatici dell’Icpac, i recenti disastri segnalati nella regione da marzo includono inondazioni, frane, ondate di caldo, siccità o periodi di siccità, colera e malaria. I versanti equatoriali nella regione dell’Igad sono stati pesantemente colpiti da inondazioni con oltre 600.000 persone sfollate nella regione da marzo a maggio di quest’anno. In Etiopia è stato segnalato un aumento della malaria, mentre in Sudan sono stati segnalati morbillo e colera. Il Ruanda è stato colpito da frane mentre la maggior parte dei paesi della regione Igad ha registrato inondazioni e siccità.

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